Tamponi Covid, FISMU chiede chiarezza sul ruolo degli ambulatori dei medici di famiglia

Roma, 10 ottobre 2020 – È la fiera degli annunci sul ruolo dei medici di famiglia, mentre si rischia di tornare in piena emergenza Covid-19. Questa la denuncia di Francesco Esposito, segretario nazionale della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu che fa anche un ulteriore appello al ministro Roberto Speranza: “Si sono fatti passi avanti, ne diamo atto al Governo, e al ministro della Salute, ma si deve fare molto di più senza che le Regioni improvvisino. Serve una regia Nazionale e serve chiarezza. Soprattutto nella comunicazione abbiamo bisogno di meno annunci e più concretezza, per esempio sul ruolo degli ambulatori dei medici di famiglia e i tamponi. Da giorni i titoli dei principali giornali, i social media, le televisioni, annunciano l’avvio di una campagna di test dal medico di famiglia, senza che i diretti interessati siano stati informati e consultati, senza che si sia fatta una ricognizione sulla fattibilità, in sicurezza, dell’operazione nelle strutture disponibili sul territorio. Passiamo ore a spiegare ai pazienti che non siamo diventati dei laboratori di analisi, tempo prezioso sottratto al nostro lavoro di medici, cioè a curare le persone”.

“Siamo alla vigilia, forse, di una nuova crisi, e si sente la sensazione di precarietà per i dispositivi di sicurezza al personale e sul che fare! Su come operare nelle cure primarie per una eventuale nuova ondata di Covid 19, unità all’influenza – aggiunge Esposito – I medici siamo e saremo sempre a fianco dei nostri pazienti e in prima linea ma non possiamo ripetere gli errori tragici del passato”.

“Sicuramente le strutture di medici associati come le Unità di Cure Primarie o Case della Salute, rafforzate con DPI, con più personale e infermieri, possono essere idonee per poter anche gestire una campagna di tamponi, ma non i piccoli studi. Ma è anche urgente attivare tutte le USCA, ora a macchia di leopardo, e soprattutto è strategico assumere personale medico, per rafforzare i servizi sanitari territoriali, i 10.000 medici precari che possono ridare gambe alla cosiddetta medicina dei servizi, per coordinare le vaccinazioni, la prevenzione, la medicina scolastica ed epidemiologica. Siamo in ritardo, ma si può fare”, conclude Esposito.

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