Tagli alla sanità. Anaao: “La medicina difensiva non è colpa dei medici”

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5 agosto 2015 – La Camera dei Deputati ha ieri convertito in legge il ddl Enti locali che apporta un ulteriore taglio lineare al Fondo Sanitario Nazionale pari a 7 miliardi nei prossimi tre anni. Nei giorni scorsi la Corte dei Conti, che difficilmente può essere accusata di dire bugie, ha certificato che la sanità dal 2010 al 2014 ha dato il più alto contributo al risanamento dei conti tra tutti i comparti e istituzioni, ed il rapporto SVIMEZ ha ri-certificato il collasso del meridione, sanità compresa.

Dopo il taglio dei posti letto che ha introdotto reparti fantasma popolati da posti barella, si tagliano anche prestazioni ambulatoriali – commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise – con il corollario di minacciate sanzioni ai medici, considerati generatori di sprechi, da amministrare e controllare per comportamenti irresponsabili se non fraudolenti. Comunque da penalizzare anche espropriando le risorse economiche messe a disposizione da contratti precedenti, incuranti di un blocco contrattuale che inchioda i loro salari ai valori nominali del 2010. Come questo combinato disposto possa conciliarsi con la sbandierata volontà di Governo e Regioni di valorizzare, anche dal punto di vista economico, i loro percorsi professionali, rimane un mistero.

Il perimetro della tutela pubblica si restringe ancora di più, mentre 6 milioni di italiani rinunciano a curarsi per difficoltà economiche e la spesa privata aumenta fino al livello più alto in Europa. Dopo i giudici, i tecnici, senza essere mai stati sul campo minato della relazione medico-paziente, si sostituiscono ai Medici. Con l’illusione di sconfiggere la medicina difensiva evitando la strada maestra di una legge sulla responsabilità professionale, ad oggi solo promessa, e di un nuovo patto con cittadini ed operatori che li veda protagonisti dei processi di cura. L’appropriatezza clinica richiede, per non ridursi a demagogia e facile cassa, interventi di sistema che reclutino le intelligenze professionali e non operino senza o contro di loro. L’etica della lotta agli sprechi non è scindibile dall’etica della responsabilità professionale.

Definire i criteri della appropriatezza professionale non è compito della politica, che non può considerare i Medici meri destinatari di norme e sanzioni, incurante della loro stanchezza fisica e psichica per un lavoro divenuto oltremodo gravoso e rischioso, in strutture che sempre meno investono sulla sicurezza delle cure. Se si semina vento non sarà colpa dei Sindacati se, come per la scuola, si produrrà tempesta.

fonte: ufficio stampa

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