Sindrome da Fatica Cronica. Al via giornata mondiale di sensibilizzazione

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Prof. Umberto Tirelli

Aviano (PN), 11 maggio 2017 – La Sindrome da Fatica Cronica (CFS) è stata riportata in tutto il mondo, compresa l’Europa, l’Australia, la Nuova Zelanda ed il Canada, l’Islanda, il Giappone, la Russia ed il Sudafrica. Infatti, il 12 maggio di ogni anno si celebra la giornata mondiale sulla CFS per condividere sul piano sociale un pensiero di solidarietà verso gli ammalati che quotidianamente si devono confrontare con una malattia così fortemente debilitante.

La stanchezza è uno dei sintomi che più frequentemente porta una persona a rivolgersi al proprio medico curante. Quando una stanchezza è severa e prolungata nel tempo, cioè una vera e propria spossatezza, può essere il segno principale della CFS.

“Nel dicembre del 1994, un gruppo internazionale di studio sulla CFS, del quale ho fatto parte – afferma il prof. Umberto Tirelli oncologo delll’Istituto Nazionale Tumori di Aviano – ha pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, una nuova definizione di caso che rimpiazzava la definizione pubblicata sei anni prima da Holmes e collaboratori. Nella nuova definizione un caso di CFS è definito dalla presenza delle seguenti condizioni: una fatica cronica persistente per almeno sei mesi che non è alleviata dal riposo, che si esacerba con piccoli sforzi, e che provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti delle attività occupazionali, sociali o personali ed inoltre devono essere presenti quattro o più dei seguenti sintomi, anche questi presenti per almeno sei mesi: disturbi della memoria e della concentrazione così severi da ridurre sostanzialmente i livelli precedenti delle attività occupazionali e personali; faringite; dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari; dolori muscolari e delle articolazioni senza infiammazione o rigonfiamento delle stesse; cefalea di un tipo diverso da quella eventualmente presente in passato; un sonno non ristoratore; debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore. Ovviamente devono essere escluse tutte le condizioni mediche che possono giustificare i sintomi del paziente, per esempio ipotiroidismo, epatite B o C cronica, tumori, depressione maggiore, schizofrenia, demenza, anoressia nervosa, abuso di sostanze alcoliche ed obesità”.

“All’inizio degli anni novanta descrissi per la prima volta in Italia un numero consistente di pazienti con CFS e riportai 205 pazienti sulla rivista scientifica Archives of Internal Medicine già nel 1993 (Tirelli U et al, Arch Intern Med 1993;153:116-7) – prosegue Tirelli – Molto è stato fatto per la diffusione dell’informazione su questa patologia e senza dubbio oggi molte istituzioni e medici più spesso che nel passato, sospettano o fanno diagnosi di questa patologia nell’ambito della loro attività medica.

Peraltro, a livello normativo e a livello ufficiale, la patologia rimane ancora frequentemente un oggetto sconosciuto e i pazienti hanno ovviamente grandi difficoltà non solo nel fare riconoscere la propria patologia ma nel farsi curare o accettare dai medici che vedono.

Recentemente, nell’ambito di un progetto strategico sulla medicina di genere del Ministero della Salute, l’Age.na.s (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) ha presentato delle linee guida sulla CFS, messe a punto da diversi esperti, tra cui il sottoscritto.

Nello stesso tempo ho individuato, attraverso un test genetico, delle anomalie di geni legati al metabolismo muscolare, energetico ed immunologico. Comunque la causa della CFS rimane sconosciuta ma potrebbe essere una risposta esagerata del sistema immunitario a virus, batteri o funghi, come fa pensare il fatto che la malattia spesso insorge dopo un’infezione”, conclude Tirelli.

fonte: ufficio stampa

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