Sicurezza delle nascite in Kenya. Specialisti dell’Aou pisana in missione

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Nel soggiorno formativo in due ospedali kenyoti hanno assistito i medici del posto, insegnato tecniche, trasmesse linee guida. Presto arriveranno anche apparecchiature nuove grazie alla cooperazione internazionale e al sostegno di alcune Onlus

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Pisa, 11 maggio 2017 – Nel mese di aprile anche l’Aou pisana ha partecipato, insieme ad altre Aziende sanitarie toscane, ad un progetto di cooperazione sanitaria internazionale in ambito materno-infantile e così il dottor Massimiliano Ciantelli insieme all’infermiera Stefania Marcacci, entrambi dell’Unità operativa di Neonatologia diretta dal professor Antonio Boldrini, hanno trascorso un periodo in due ospedali keniani, il North Kinangop Catholic Hospital e il Ruaraka Uhai Neema Hospital, per formare il personale locale.

Il progetto, nell’ambito del PIR KENYA 2012-2015 “Promozione della salute materno-neonatale-infantile” è nato da una iniziativa dell’Aou Le Scotte di Siena, coordinato dalla dottoressa Barbara Tommasini e dal dottor Stefano Zani, medici della terapia intensiva neonatale senese, insieme al centro di Salute Globale della regione Toscana e in Aoup è stato coordinato dalla dottoressa Mojgan Azadegan, responsabile aziendale della Csi-Cooperazione sanitaria internazionale. Alla missione ha preso parte anche la dottoressa Giulia Placidi, neonatologa dell’Asl Toscana Nord-ovest (Versilia).

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Sa sinistra: Silvia Briani, Stefania Marcacci, Massimiliano Ciantelli, Mojgan Azadegan

Il North Kinangop Catholic Hospital, situato in un’area rurale del nord del Kenya, riceve ogni anno più di 2000 partorienti; il Ruaraka Uhai Neema Hospital, ubicato invece in un contesto urbano, vicino alle baraccopoli della capitale, registra più di 3.000 parti all’anno.

In entrambe le strutture le principali problematiche sono rappresentate dalla nascita pretermine, l’asfissia perinatale e le problematiche infettive; il tutto amplificato da un tasso di nascita intraospedaliero ancora inferiore al 50%. Gli ultimi dati ufficiali riportano una mortalità neonatale in Kenya, cioè nei primi 28 giorni di vita, di circa 22‰ (circa 10 volte più alta che in Italia).

Visto il fabbisogno formativo delle due strutture, anche in considerazione del frequente turn-over del personale assistenziale e della relativa inesperienza dei neo-assunti, sono stati eseguiti 6 corsi di formazione: 5 al North Kinangop Catholic Hospital, con 192 partecipanti, 1 al Ruaraka Uhai Neema Hospital, con 14 partecipanti, per un totale di 206 discenti.

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Tutti i corsi hanno previsto una parte teorica, con lezioni frontali, e un’ampia parte pratica con esercitazioni e scenari clinici. I principali argomenti trattati sono stati l’assistenza primaria in sala parto, la stabilizzazione neonatale, la “warm chain” (catena del caldo, ossia la necessità di mantenere il neonato, a seconda delle sue condizioni, a una determinata temperatura ambientali) e l’allattamento precoce.

Alla formazione hanno partecipato medici, infermieri, “clinical officier” (figure “a cavallo” tra medico ed infermiere) ed un ampio numero di allievi infermieri. Al North Kinangop Catholic Hospital, dove la permanenza dei formatori si è protratta un po’ di più, è stato possibile affrontare altri aspetti assistenziali.

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In particolare, assieme al personale locale, sono state analizzate alcune criticità per ridurre il rischio di eventi avversi: sono state redatte check list da appendere in sala parto e algoritmi e schede di valutazione per la gestione del neonato sano.

L’obiettivo prefissato, da valutare nei mesi a venire, è quello di una corretta gestione del neonato e la prevenzione delle principali problematiche individuate nella “maternity ward” cioè la disidratazione e l’ipotermia.

È stata inoltre rilevata la presenza di apparecchiature obsolete, come ad esempio le lampade da fototerapia per trattare l’ittero neonatale, o completamente mancanti, come postazioni di rianimazione neonatale in alcuni punti chiave.

fonte: ufficio stampa

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