Sepsi, prima indagine statistica in Italia sulla conoscenza della patologia

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I dati sono stati raccolti intervistando i viaggiatori sui treni Frecciarossa nella tratta Torino-Napoli. Il 59 per cento non aveva mai sentito parlare di Sepsi. Solo un 24 per cento conosce la Sepsi grazie ai mass media. Il 62 per cento non sa che la Sepsi è una malattia frequente. Circa il 63 per cento pensa che l’arresto cardiaco abbia una mortalità superiore alla Sepsi. Un’alta percentuale l’81 per cento ha sentito parlare d’infarto miocardico

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Roma, 15 settembre 2017 – 3.500 Istituti di cura nel mondo e 70 nazioni hanno aderito alla V edizione della Giornata mondiale della Sepsi e hanno risposto al grido di allarme della Global Sepsis Alliance (GSA), finalizzata a promuovere la conoscenza della sepsi agli operatori sanitari e alla popolazione.

Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta ha dichiarato Sepsi un’urgenza medica e l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel maggio 2017 l’ha definita emergenza sanitaria globale. Oggi, questa sindrome clinica, causata da una risposta anomala e generalizzata dell’organismo a un’infezione determina un danno a carico di uno o più organi mettendo in serio pericolo la vita stessa, uccide quattro volte di più del tumore del colon, cinque volte di più dell’ ictus e dieci volte di più dell’infarto miocardico.

La sua mortalità nei casi più gravi può raggiungere il 70% (è la prima causa di morte negli Ospedali americani) e la sua incidenza è in continuo aumento. Nel mondo ogni anno si ammalano di sepsi ventisei milioni di persone (di cui 3 milioni di bambini). Negli USA si contano più di 258.000 morti /anno ( più di neoplasia prostata, polmone e AIDS insieme): un morto ogni 2 minuti per sepsi. In Europa si contano più di 700.000 casi di Sepsi all’anno di cui uno su cinque ha esito fatale.

Chi sopravvive, spesso, riporta conseguenze organiche e psichiche per tutto il resto della vita. Si tratta di una vera e propria emergenza medica con un tasso di mortalità ancora troppo elevato.

È la patologia con il costo di ospedalizzazione più alto: nei casi più gravi dai 25.000 ai 50.000 euro/caso. Per le sue caratteristiche cliniche è difficilmente diagnosticabile, specialmente nelle fasi più precoci e può colpire chiunque senza distinzione di età, sesso, condizioni di salute precedenti. Sono maggiormente esposte le persone con ridotte difese immunitarie. Gli anziani e i bambini i più colpiti.

È una malattia ‘tempo dipendente’: prognosi peggiore in caso di tardivo riconoscimento/trattamento. È, infatti, ampiamente dimostrato che il tempestivo riconoscimento associato a una gestione terapeutica adeguata nel tempo e nei metodi permette una prognosi più favorevole. Moltissime morti potrebbero essere evitate con una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo. Il rischio di morte per sepsi aumenta dell’8% circa per ogni ora di ritardo nel trattamento. Come intervenire dunque per diminuire la mortalità che colpisce ancora cosi tante persone?

Secondo gli esperti, come sostenuto dalla 70esima assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tenutasi a Ginevra a fine maggio 2017, è fondamentale ‘sistematizzare’ il percorso diagnostico-terapeutico nei tempi e nei modi corretti in ogni ospedale; educare a un buon utilizzo degli antibiotici a scopo di ridurne le resistenze; favorire tutte le ‘good practice’ per la prevenzione delle infezioni.

La Sepsi potendo attaccare uno o più organi (anche vitali) spesso richiede cure in Rianimazione ma spesso neanche la “Rianimazione più sofisticata e all’avanguardia può salvare più vite di quello che può essere fatto al primo sospetto clinico in pronto soccorso o area di degenza”. Per gestire al meglio l’emergenza Sepsi, decine di migliaia di medici, con l’aiuto delle società scientifiche nazionali e internazionali hanno realizzato programmi di educazione.

In occasione della Giornata Mondiale, gli anestesisti/rianimatori della SIAARTI, grazie alla fattiva collaborazione con Trenitalia, molto sensibile a questa problematica e nell’interesse dei viaggiatori, hanno svolto un’attività d’informazione sulla Sepsi a bordo dei Frecciarossa. Un gruppo di anestesisti-rianimatori a bordo treno hanno sottoposto ai passeggeri un questionario allo scopo di elaborare a livello nazionale una statistica sul grado di conoscenza della popolazione su cosa sia la sepsi. I medici erano presenti sui treni della tratta Torino/Milano/Firenze/ Bologna /Roma e Napoli.

A questa iniziativa se ne associano altre come la Sepsis Run a Torino (17 settembre) ed Ancona e l’allestimento di gazebo informativi in diversi ospedali su tutto il territorio nazionale.

Una recente ricerca americana Radius (Global Market Research), realizzata, nelle scorse settimane, per Sepsi Alliance ha evidenziato che:

  • un quarto degli americani crede che la Sepsi possa essere contratta solo negli ospedali;
  • il 39% degli statunitensi crede che la Sepsi sia contagiosa;
  • i tre quarti degli abitanti degli Stati Uniti sa identificare i sintomi di un ictus mentre meno dell’1% quelli della Sepsi;
  • circa 58 milioni (24%) di americani credono che se stai bene in salute, un’infezione non è poi così preoccupante;
  • tra il 2016 e i 2017 più di sette milioni di americani hanno tuttavia preso coscienza della Sepsi.
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