Screening di precisione dell’apparato digerente: arriva la capsula sensorizzata, intelligente e autonoma

Il ricco sistema di sensori a bordo delle capsule consentirà infatti di ottenere immagini ottiche e a micro-ultrasuoni, e di monitorare il pH e l’infiammazione, in modo da consentire la diagnosi precoce della malattia infiammatoria intestinale e del cancro del colon-retto, e monitorare l’efficacia delle cure. Al via il progetto europeo “Autocapsule” coordinato dall’Università di Pisa

Pisa, 16 novembre 2020 – Una capsula sensorizzata, ad alto grado di autonomia e guidata dall’esterno da un braccio robotico potrà effettuare uno screening accurato dell’apparato digerente e contrastare le molteplici malattie che interessano questo tratto, ad oggi la prima causa di ricovero ospedaliero sia in Italia che in molti altri paesi industrializzati.

Questo in sintesi lo scopo del progetto “Autocapsule”, finanziato dalla Commissione Europea a un consorzio di enti di ricerca e imprese coordinato da Giuseppe Iannaccone, docente di Elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa.

Prof. Giuseppe Iannaccone

“Lo screening in ambiente ospedaliero è una delle armi migliori per la prevenzione e la cura delle malattie che interessano l’apparato digerente – afferma Iannaccone – Con il progetto Autocapsule svilupperemo capsule sensorizzate con diversi ‘superpoteri’, sia capsule che potranno essere impiantate nel tratto gastrointestinale per diverse settimane, al fine di monitorare un’area specifica, sia capsule guidate tramite manipolazione magnetica da un braccio robotico per effettuare un’endoscopia ad alta precisione. Il ricco sistema di sensori a bordo delle capsule consentirà infatti di ottenere immagini ottiche e a micro-ultrasuoni, e di monitorare il pH e l’infiammazione, in modo da consentire la diagnosi precoce della malattia infiammatoria intestinale e del cancro del colon-retto, e monitorare l’efficacia delle cure”.

Il gruppo di ricerca al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione si occuperà dello sviluppo dell’elettronica necessaria per pilotare i sensori, acquisire i segnali, comunicare con l’esterno e fornire potenza alla capsula in modo wireless attraverso il corpo umano. Elettronica che sarà tutta realizzata su chip, per occupare poco spazio e consumare poca potenza.

La visione di Autocapsule è di lungo termine e il progetto appena iniziato ha il compito di dimostrare la fattibilità della tecnologia. Oltre che da ingegneri, il consorzio che lavorerà al progetto sarà supportato da un gruppo di esperti clinici e da imprese nel settore biomedicale e robotico, in modo da poter avere un riscontro continuo sulla trasferibilità della ricerca nel settore clinico e industriale.

“Le sfide scientifiche e tecnologiche sono rilevanti – conclude Iannaccone – La manipolazione magnetica della capsula dall’esterno, la collocazione di sensori multimodali in un ambiente estremamente compatto, il trasferimento di potenza e di dati tra capsule ed esterno senza fili attraverso i tessuti del corpo umano, la miniaturizzazione dell’elettronica di bordo. L’obiettivo all’orizzonte tuttavia è alto e di grande impatto sociale: rendere l’endoscopia più economica e semplice, quasi un esame ambulatoriale”.

Il progetto è iniziato il primo novembre, ha una durata di quattro anni ed è condotto da un consorzio di cui fanno parte l’Università di Leeds, l’Università di Glasgow, IMEC, Quantavis, oltre all’Università di Pisa che coordina il progetto. È finanziato nell’ambito del pilastro Excellent Science del programma quadro Horizon 2020 della Commissione Europea.

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