Sclerosi multipla, oltre 3.400 nuovi casi ogni anno in Italia

Prof. Gioacchino Tedeschi: “Telemedicina è una preziosa risorsa ma va quanto prima regolamentata”. Prof. Massimo Filippi: “Nonostante l’emergenza Covid proseguono gli interventi diagnostici e terapeutici”

Roma, 11 dicembre 2020 – La sclerosi multipla è una delle patologie infiammatorie, demielinizzanti e degenerative tra le più rilevanti. Ammontano ad oltre 122mila gli uomini e le donne colpiti solo nel nostro Paese e i nuovi casi all’anno sono più di 3.400. Una malattia invalidante, che presenta un alto impatto socio-sanitario tanto da costare all’intero sistema-paese più di 5 miliardi l’anno. Grazie però alla ricerca medico-scientifica migliorano i livelli di cura dei pazienti e l’assistenza è garantita nonostante l’emergenza Covid-19. E’ quanto sostengono gli esperti italiani che hanno organizzato oggi un media-tutorial online dedicato alla patologia e promosso da Celgene.

“Grazie alle conoscenze acquisite durante la prima ondata della pandemia da SARS-CoV-2, la gestione sanitaria della seconda ondata appare relativamente più facile anche per i pazienti con sclerosi multipla, fragili per la loro malattia e per gli interventi terapeutici necessari a controllarla – afferma il prof. Massimo Filippi, dell’Università Vita-Salute San Raffaele, Direttore delle Unità di Neurologia, Neurofisiologia e Neuroriabilitazione, dell’Ospedale San Raffaele, in cui incide il Centro Sclerosi Multipla – Grazie ad una serie di provvedimenti le possibilità di contagio sono minime. Siamo così riusciti a proseguire con la somministrazione di terapie, l’esecuzione di esami diagnostici e le visite di controllo. Ora è fondamentale garantire un accesso altrettanto efficace ai servizi di riabilitazione. La sclerosi multipla è una patologia che può determinare una significativa riduzione dell’autonomia in un’alta percentuale di pazienti. Uno dei nostri obiettivi deve pertanto essere quello di favorire interventi da parte di personale sanitario qualificato anche sulle fasi più avanzate di malattia per rispondere adeguatamente alle giuste richieste di pazienti e caregiver”.

“Anche in neurologia si parla molto in questo momento delle possibilità offerte dalla telemedicina – aggiunge il prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente Nazionale della SIN/Società Italiana di Neurologia – Per quanto riguarda la gestione dei nostri malati può rappresentare una preziosa risorsa ed è già utilizzata in molti centri per la diagnosi e cura della sclerosi multipla. Ovviamente questa risorsa non può sostituire il ruolo del neurologo esperto in sclerosi multipla, e questo vale innanzitutto per la prima valutazione del paziente e delle sue complesse problematiche e aspettative. Al contrario può essere una valida integrazione nella gestione del paziente nel follow-up ed è facile prevedere che troverà una applicazione più specifica nel prossimo futuro. Tuttavia, al momento il suo impiego è ancora in una fase “artigianale” poiché manca una normativa amministrativa che riguardi tanto la prescrivibilità/rimborsabilità, quanto i limiti medico-legali. Vanno quindi stabilite il prima possibile delle regole precise, uniformi e valide per l’interno territorio nazionale. Come SIN siamo impegnati da mesi in una serie di incontri istituzionali per regolamentare questa nuova opportunità”.

“La sclerosi multipla colpisce il sistema nervoso centrale e si caratterizza per la presenza di “demielinizzazione e danno neuronale e assonale – sottolinea il prof. Filippi – Le cause di questo processo patologico non sono ancora del tutto note anche se sono state individuate alcune delle sue fasi cruciali. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a progressi notevoli in campo terapeutico e abbiamo a disposizione nuovi farmaci che intervengono su diversi aspetti della malattia. Tutto questo rende il quadro sempre in evoluzione a vantaggio dei pazienti e della loro qualità di vita”.

“Rimane comunque una patologia molto complessa e imprevedibile – conclude il prof. Tedeschi – Le terapie innovative che utilizziamo sono nella maggioranza dei casi molto complesse, garantiscono risultati notevoli ma al tempo stesso richiedono una gestione a 360 gradi dei malati. Tutto questo è possibile solo se i pazienti vengono curati e assistiti in strutture sanitarie adeguate con personale altamente specializzato. L’istituzione dei centri specializzati, avvenuta circa venti anni orsono ha permesso un notevole sviluppo degli oltre 200 centri clinici di riferimento adibiti al trattamento della malattia presenti e attivi su tutto il nostro territorio nazionale. Nonostante si segnalino ancora casi di migrazione sanitaria da una regione all’altra e disparità di qualità nei servizi erogati, nel complesso la rete assistenziale italiana è tra le migliori a livello continentale e possiamo vantare di alcuni centri di livello internazionale anche nel campo della ricerca”.

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