Riconoscimento dell’Osteopatia come professione sanitaria, un passo necessario per la tutela degli italiani

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Dott.ssa Paola Sciomachen – Presidente Registro Osteopati d’Italia (ROI)

Roma, 22 settembre 2015 – Il Registro Osteopati d’Italia (ROI) continua con preoccupazione e fiducia la sua battaglia a favore del riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria e sottolinea, ancora una volta, la necessità di un quadro normativo di riferimento per i professionisti e i tanti pazienti che ricorrono all’osteopatia e che da essa traggono beneficio. Il Presidente del Registro Paola Sciomachen auspica che tale riconoscimento possa avvenire al più presto a livello nazionale e che l’iter del Ddl Lorenzin che contiene l’emendamento relativo, si chiuda al più presto in maniera positiva e profiqua per tutti.

Come tutti sanno il Disegno di Legge 1324/14 (c.d. Ddl Lorenzin), presentato a nome del Ministro della Salute On. Beatrice Lorenzin, è al vaglio della Commissione Sanità del Senato ormai da parecchio tempo ma, per qualche motivo, è fermo da un anno in Commissione Bilancio. La Senatrice Emilia De Biasi, relatrice del Ddl e firmataria dell’emedamento sul riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria, si è recentemente detta preoccupata circa il ritardo di questo disegno di legge, dichiarando che “a questo punto diventa difficile pensare che ci sia qualche problema tecnico; io comincio a credere che ci sia qualche ostacolo politico”. Ostacoli politici che rischiano di far dimenticare l’assoluta urgenza di un riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria, senza il quale si rischierebbe di incorrere in gravi problemi per cittadini e professionisti.

Ad oggi gli osteopati operano in Italia all’interno di un allarmante e non più accettabile vuoto legislativo. La situazione si fa ancor più preoccupante se consideriamo quanto sta avvenendo in Lombardia con l’approvazione della Riforma sanitaria Regionale. In assenza di indicazioni legislative a livello nazionale, la Lombardia si è espressa, all’interno della riforma approvata di recente, mostrando interesse ad accreditare, a livello regionale, corsi di formazione in osteopatia. Facciamo fatica a capire quali potrebbero essere il ruolo e le competenze che verrebbero attribuite all’osteopata licenziato da un istituto di formazione accreditato, appunto, solo a livello locale, senza aver decretato prima il riconoscimento della professione a livello nazionale e senza considerare a dovere le linee guida condivise dal documento europeo CEN. Si tratterebbe quindi di un intervento pericoloso, che andrebbe in una direzione opposta rispetto a quella intrapresa, seppur troppo lentamente, da Ministero della Salute e Parlamento, creando peraltro un conflitto di competenze in tema di professioni tra Stato e Regioni.

Il ROI è nato 25 anni fa con l’intento di stimolare la diffusione, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale dell’osteopatia nel nostro Paese, perseguendo una qualità elevata di ricerca, aggiornamento e formazione per i suoi associati a garanzia della qualità professionali dell’osteopata e, conseguentemente, della tutela del cittadino che si affida alle loro cure. È lieto di portare avanti questi nobili obiettivi ma, oggi più che mai, ritiene necessario che lo Stato faccia da garante per primo e che un’associazione di professionisti nata allo scopo di tutelare la salute della popolazione causata da un vuoto legislativo non venga lasciata sola.

“Siamo seriamente preoccupati all’idea che questa lentezza burocratica possa trasformarsi in uno stallo permanente a danno di tutti – ha dichiarato il Presidente del ROI Paola Sciomachen – vogliamo riportare l’attenzione sulla necessità di una regolamentazione urgente del nostro settore, a tutela della salute dei cittadini che sempre più si rivolgono all’osteopatia e che, senza una regolamentazione istituzionale, non possono avere la certezza di rivolgersi a un osteopata abilitato e che abbia sostenuto un percorso formativo adeguato. Attualmente circa il 7-8% della popolazione[1] ricorre ai circa 6.000 osteopati, che esercitano in Italia”.

Il riconoscimento dell’osteopata quale professione sanitaria rappresenterebbe una novità per la legislazione italiana mentre è una realtà consolidata da tempo in moltissimi Paesi, quali Stati Uniti, Regno Unito, Francia etc. In questi Paesi l’osteopatia è praticata da professionisti che seguono un percorso formativo specifico, indipendente dalle altre figure professionali sanitarie e ad esse complementare e che, nel contempo, assicurerebbe una più proficua collaborazione tra professionisti.

fonte: ufficio stampa

1 Dati Istat ed Eurispes, 2012

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