Protesi vertebrali al carbonio. Nuove speranze per la qualità di vita in oncologia

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Esordio piemontese delle protesi vertebrali al carbonio. Particolarità del nuovo sistema protesico è l’essere simile nell’ancoraggio alle precedenti protesi metalliche, agevolando i chirurghi con la pratica operatoria abituale, ma utilizzando quale materiale un tecnopolimero ad alta percentuale di carbonio, che non provoca artefatti sui controlli TC e RM, a differenza di quanto si è abitualmente osservato con i sistemi protesici tradizionali

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Torino, 28 giugno 2017 – Utilizzate per la prima volta in Piemonte protesi vertebrali d’avanguardia al carbonio, liberando un paziente dal busto dorso-lombare permanente.
E’ il caso di un medico-paziente sessantenne, affetto da interessamento vertebrale ad opera di un mieloma multiplo, che dalla Calabria ha scelto la Neurochirurgia del San Giovanni Bosco di Torino, diretta dal dott. Federico Griva.

“L’intervento cui è stato sottoposto ha permesso di stabilizzare le vertebre dorsali affette dalla malattia e andate incontro a una grave cifotizzazione – spiega il dott. Federico Griva – e per la prima volta in Piemonte, in prova strumentaria per la particolarità caso, abbiamo posizionato un nuovo sistema protesico in tecnopolimero PEEK e carbonio, che non interferisce con i futuri controlli radiologici che saranno necessari per il follow up del mieloma e non interferisce neppure con i trattamenti radioterapici”.

Durante l’intervento, durato 3 ore ed eseguito personalmente dal dott. Federico Griva con la sua equipe, si è stabilizzata la colonna vertebrale del paziente con un ponte che unifica 6 vertebre, comprendendo quelle malate tra le estremità sane e utilizzando 12 viti al carbonio in sede da D2 a D8 (area scapolare).

Particolarità del nuovo sistema protesico è l’essere simile nell’ancoraggio alle precedenti protesi metalliche, agevolando i chirurghi con la pratica operatoria abituale, ma utilizzando quale materiale un tecnopolimero ad alta percentuale di carbonio, che non provoca artefatti sui controlli TC e RM, a differenza di quanto si è abitualmente osservato con i sistemi protesici tradizionali.

“I malati con tumore vertebrale devono fare controlli nel tempo e i campi magnetici interferiscono con i metalli, dunque questa nuova soluzione presenta indubbi vantaggi nella cura dei pazienti affetti da malattie oncologiche vertebrali e, in casi selezionati, diventa la prima opzione da proporre al paziente”– conclude il dott. Griva.

Il paziente è stato dimesso in ottime condizioni neurologiche ed è potuto ritornare a casa con un normale volo dopo soli 4 giorni di degenza.
“Il rinnovamento e lo sviluppo delle tecnologie costituisce un aspetto fondamentale, accanto alle competenze professionali e organizzative, per incrementare e perfezionare la qualità servizi sanitari – commenta soddisfatto il Direttore Generale ASL Città di Torino, dott. Valerio Fabio Alberti.

Con un attivo di 700 interventi neurochirurgici l’anno, concentrati in un’unica struttura di riferimento HUB, sia per le urgenze sia per l’elezione, per l’intera ASL Città di Torino, Ivrea, Chivasso e Ciriè, la Neurochirurgia del San Giovani Bosco si candida a pieno titolo per divenire centro pilota per la nuova protesica.

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