Perdita di denti e scarsa salute orale si associano a demenza senile e deficit cognitivi

L’alterazione della flora batterica favorisce immunosenescenza e sarcopenia negli over 65. La composizione genetica del microbiota può essere in grado di modificare la longevità

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Roma, 16 aprile 2018 – Esiste una forte associazione tra perdita dei denti, scarsa salute orale e sviluppo di deficit cognitivi e demenza nell’invecchiamento. La perdita dei denti posteriori, tra le conseguenze dell’invecchiamento, è associata a disfagia e deficit nutrizionali, in particolare di vitamine e alimenti a valore antiossidante. Allo stesso modo, la masticazione svolge un ruolo importante nella regolazione dell’attività dell’asse ipotalamo-ipofisario e nella conservazione della funzione cognitiva dipendente dall’ippocampo.

Più si invecchia e meno si curano i denti
Nel Rapporto ISTAT dell’ottobre 2017, l’Italia risulta al terzultimo posto per le cure odontoiatriche: si cura il 45,8% della popolazione sopra i 15 anni contro una media europea del 60,1%. La percentuale scende all’aumentare dell’età: 36,1% per gli over 65, 29,2% per gli over 75; in assoluta controtendenza con le Politiche di invecchiamento attivo che dovrebbero essere promosse nel nostro Paese, secondo le direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il tema del rapporto tra salute orale, fragilità dell’anziano e invecchiamento attivo è al centro della tre giorni di lavori del 25° Congresso Nazionale CDUO – Collegio dei Docenti Universitari di Discipline Odontostomatologiche a cura di Antonella Polimeni, Presidente del Congresso Nazionale ed Enrico F. Gherlone, Presidente Collegio dei Docenti Universitari di discipline Odontostomatologiche e che quest’anno intende sottolineare la centralità dell’odontostomatologia nel complesso delle discipline mediche attraverso quattro parole chiave: microbiota orale, malattie sistemiche, rischio e correlazione.

“L’ingresso di microorganismi del microbioma orale la deglutizione salivare o la formazione persistente di placca, ed il loro conseguente contatto con il sistema immunitario attivo nella mucosa è responsabile dell’instaurarsi di una malattia sistemica – avverte la prof.ssa Antonella Polimeni, Presidente del Congresso – Tenere in equilibrio e in salute le oltre 600 colonie batteriche, o microbioma orale complessivo, che popolano la nostra cavità orale e i suoi habitat – denti, gengive, palato, lingua, tonsille – a loro volta articolati in tanti microbiota che ne caratterizzano la comunità batterica presente in un tessuto, rappresenta uno dei compiti principali oggi affidati all’Odontostomatologia, specie con l’incedere dell’età e dell’invecchiamento che rende l’individuo fragile” conclude la Polimeni.

Le cure odontoiatriche nella terza età
Le cure odontoiatriche nella terza età sono spesso trascurate sia perché altre patologie più severe distolgono l’attenzione dal problema dentale, sia perché l’accesso ai trattamenti è reso difficoltoso da vari fattori, tra cui l’uso di farmaci anticoagulanti che possono far diventare anche una semplice estrazione un intervento a rischio. Tra le patologie odontoiatriche più comuni nella terza età, le malattie paradontali si legano anche alla minor igiene orale dovuta ad una non perfetta visione e a microtremori della mani.

E infine parliamo dell’importanza della protesi per una persona anziana, perché la mancanza di denti non consente di alimentarsi correttamente rischiando di aumentare i problemi di malnutrizione cui vanno incontro gli anziani e perché la malocclusione può comportare anche dolori muscolo scheletrici, senza dimenticare l’aspetto psicologico perché una bocca senza denti porta a una chiusura e alla perdita di vita sociale.

“Le alterazioni cui il microbiota va incontro con l’invecchiamento includono una diminuzione dei firmiculates e un aumento dei bacterioides. Il mutato pattern del microbiota si correla con la fragilità alla cui base c’è proprio la condizione della salute muscolare – spiega il prof. Francesco Landi, Primario di Riabilitazione Geriatrica al Policlinico A. Gemelli – Esiste una specie di loop proinfiammatorio della disbiosi o alterazione della flora batterica che favorisce immuno-senescenza e inflammaging e che a sua volta correla con la fragilità e con la sarcopenia. Tutto ciò significa che la relazione tra microbiota e muscolo non è solo statistica, ma che vi è un cross-talk fra il microbiota e i vari organi e apparati; questa correlazione implica anche che il microbiota potrebbe rappresentare un nuovo target terapeutico. È stato chiaramente dimostrato in che misura il microbiota può influenzare soprattutto il metabolismo proteico e quindi il muscolo”.

Comprendere la stabilità o la variabilità del microbioma orale con l’età che avanza, consentirebbe di tenere sotto controllo le alterazioni della salute, ad esempio durante un cambiamento dietetico o un trattamento antibiotico, e in alcuni casi prevenire gravi malattie cronico infiammatorie.

In particolare quando si ha a che fare con i pazienti over 70, considerati ‘fragili’ perché spesso penalizzati da difficoltà di accesso alle cure odontoiatriche a causa di limitazioni funzionali, fisiche ed economiche o domiciliati con patologie debilitanti e perciò non autosufficienti.

“In qualche modo, la composizione genetica del microbiota potrebbe rappresentare uno dei meccanismi in grado di modificare la longevità: se l’omeostasi del microbiota influenza la salute dell’ospite e l’invecchiamento, lo sviluppo di probiotici geneticamente ingegnerizzati potrebbe rappresentare un nuovo paradigma terapeutico per promuovere un invecchiamento in salute. Una modulazione personalizzata, anche in base all’età, del microbiota potrà portare all’obiettivo di mantenere un profilo microbico tale da offrire le maggiori probabilità di prevenire la fragilità e promuovere la salute muscolare” conclude il prof. Landi.

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