Melanoma, l’immunoterapia aumenta la sopravvivenza. I dati dello studio

Il prof. Paolo Ascierto, Direttore Oncologia Melanoma e Immunoterapia Oncologica all’Istituto ‘Pascale’ di Napoli: “Un risultato molto importante che conferma il miglioramento della sopravvivenza a lungo termine nel trattamento del melanoma in fase avanzata”. Presentati al Congresso ASCO i risultati dello studio di fase III KEYNOTE-006 che ha coinvolto 834 pazienti

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Prof. Paolo Ascierto

Chicago, 5 giugno 2017 – Confermati i benefici a lungo termine dell’immunoterapia nel melanoma, tumore della pelle particolarmente aggressivo che nel 2016 ha fatto registrare nel nostro Paese 13.800 nuovi casi. Al 53° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si svolge a Chicago sono presentati i risultati relativi al beneficio a lungo termine di pembrolizumab, nuova molecola immuno-oncologica.

Lo studio di fase III KEYNOTE-006 ha coinvolto 834 pazienti colpiti da melanoma in stadio III inoperabile o IV avanzato non trattati in precedenza o che avevano già ricevuto una terapia in prima linea. Dopo quasi tre anni (33,9 mesi) il 50% dei pazienti trattati con pembrolizumab è vivo rispetto al 39% dei pazienti che avevano ricevuto ipilimumab.

Non solo, pembrolizumab ha anche raddoppiato il tasso di sopravvivenza libera da progressione (31% rispetto al 14%) e le risposte obiettive hanno raggiunto il 42% con pembrolizumab rispetto al 16% con ipilimumab.

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“La metà dei pazienti è vivo dopo quasi tre anni, si tratta di un risultato molto importante che conferma il miglioramento della sopravvivenza con pembrolizumab e i benefici di questa molecola nel trattamento del melanoma in fase avanzata – spiega il prof. Paolo Ascierto, Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli – E’ stata anche condotta una sottoanalisi per valutare l’outcome dei pazienti (104) che avevano completato i due anni di trattamento: in questa sottopopolazione, dopo un follow-up mediano di 10 mesi dalla sospensione, il 91% dei pazienti non presenta progressione di malattia”.

“Siamo di fronte all’unico dato di sopravvivenza a lungo termine anche dopo l’interruzione di un trattamento con un farmaco immuno-oncologico anti-PD1 in questa patologia. Questi dati sono di fondamentale importanza anche al fine della definizione della durata della terapia, uno dei quesiti più importanti nel trattamento dei pazienti con checkpoints inhibitors. Abbiamo finalmente dei dati in uno studio prospettico di prima linea”, conclude Ascierto.

fonte: ufficio stampa

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