Riconosciuto l’impatto sulle strategie terapeutiche dello studio condotto dalla Medicina Nucleare IRST insieme al gruppo di Uro-ginecologia diretto dal dott. Ugo De Giorgi sui trattamenti radiometabolici con PSMA dei tumori alla prostata avanzati. Il Premio è stato assegnato in occasione del XXXIII Congresso annuale dell’European Association of Nuclear Medicine (EANM) tenutosi in modalità virtuale a Vienna
Meldola (FC), 5 novembre 2020 – Si tratta del più importante premio europeo nel campo della medicina nucleare ed uno dei più prestigiosi a livello mondiale: è il Marie Curie Award, assegnato fin dal 1990 dalla European Association of Nuclear Medicine (EANM) allo studio che maggiormente definisce un progresso scientifico in questo settore.
Quest’anno il riconoscimento è andato allo studio condotto dal prof. Giovanni Paganelli con l’equipe di Medicina Nucleare da lui diretta e quella di Uro-Ginecologia (diretta dal dr. Ugo De Giorgi) sul trattamento con radiofarmaci della molecola 177Lu-PSMA nei tumori della prostata in stadio avanzato. Un approccio sperimentale che in Italia è oggi eseguito, nell’ambito di un protocollo clinico, solo presso IRST.
Questo particolare tipo di trattamento riguarda quella porzione di malati di tumore alla prostata – che ricordiamo essere la neoplasia più diffusa tra gli uomini con una stima, per il 2020, di quasi 44mila nuovi casi – verso cui i trattamenti consolidati, quali chemio e ormonoterapia, non sortiscono effetti. La cura si basa su una terapia che utilizza un radiofarmaco diretto contro un marcatore tumorale presente sulle sole cellule malate: il PSMA (Prostate-Specific Membrane Antigen).
L’innovatività del lavoro premiato è dato, però, dal disegno dello studio che ha permesso di identificare una categoria di pazienti che, per caratteristiche genetiche, beneficiano di una significativa risposta a questo trattamento sia dal punto di vista del contrasto alle lesioni tumorali sia per quanto riguarda la tolleranza. Viceversa, esiste una categoria di pazienti verso la quale è più opportuno tentare altre vie. Lo studio, quindi, dimostra l’utilità di selezionare i pazienti secondo profili genetici così da poter offrir loro la chance terapeutica realmente più efficace.
“Siamo naturalmente molto soddisfatti – commenta il prof. Giovanni Paganelli – non solo perché si tratta di un premio prestigioso ma soprattutto perché conferma la bontà delle ricerche e degli studi che svolgiamo in IRST. In particolare, siamo felici di poter offrire ai nostri pazienti trattamenti innovati ed efficaci che ancora non sono entrati nella comune pratica clinica ma che, proprio grazie a questi studi, potranno presto esser trasferiti a beneficio dell’intero Servizio Sanitario Nazionale”.
Per il prof. Paganelli si tratta del secondo Premio Curie in carriera dopo quello ricevuto nel 1998 sulla tecnica del linfonodo sentinella da lui messa a punto nei tumori mammari quando lavorava nell’equipe del prof. Umberto Veronesi allo IEO di Milano.