Lombalgia, mal di testa, cervicalgia. Come gestire il dolore senza farmaci

logo-associazione-italiana-chiropratici

La Svizzera, il Liechtenstein e lo stato USA del New Mexico hanno introdotto una legislazione che permette ai chiropratici di prescrivere alcuni farmaci. La posizione dei chiropratici italiani nel dibattito internazionale è chiara: permettere ai pazienti di gestire la loro salute in maniera più naturale, anche senza l’utilizzo dei farmaci

jhon-williams-chiropratici

Milano, 28 aprile 2017 – “La chiropratica dovrebbe rimanere una professione sanitaria che non fa uso di farmaci?”. E’ stato questo il tema del dibattito internazionale al recente Congresso del “World Federation of Chiropractic” svoltosi a Washington DC (USA) davanti a 1300 delegati chiropratici. Un dibattito nato dal fatto che la Svizzera, il Liechtenstein e lo stato di New Mexico negli Stati Uniti hanno introdotto una legislazione che permette ai dottori chiropratici di prescrivere alcuni farmaci.

A seguito di questi eventi si è aperto un vero e proprio dibattito in seno alla professione per decidere se convenga mantenere il tradizionale approccio “bio-psico-sociale” che ha sempre contraddistinto la disciplina e che mette il paziente nella sua globalità al centro delle cure conservative, ovvero, se è possibile includere la medicazione farmacologica negli strumenti a disposizione dei chiropratici.

Il presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici, il dott. John Williams, ha partecipato al dibattito internazionale a nome dei dottori chiropratici italiani, ponendosi nettamente dalla parte del “no alla prescrizione di farmaci”.

john-williams-presidente-associazione-italiana-chiropratici

Dott. John Williams

“Le cure mediche hanno dimostrato di essere più efficaci della chiropratica nella cura di problemi del sistema muscolo-scheletrico? – si chiede Williams – Recenti ricerche hanno dimostrato il contrario. In realtà, infatti, i pazienti sofferenti di dolore alla schiena si ritengono più soddisfatti dei risultati ottenuti con la cura chiropratica, rispetto a quella medica”.

In particolare ecco i tre punti fermi risultati dalla letteratura scientifica internazionale:

  1. La soddisfazione dei pazienti nei casi di lombalgia, cervicalgia e mal di testa, attraverso la chiropratica è uguale o superiore di altri tipi di cure mediche conservative.
  2. Con la chiropratica il rischio di serie conseguenze collaterali è bassissimo.
  3. Il costo della cura chiropratica è inferiore di altri trattamenti conservativi per problemi come la cervicalgia e la lombalgia.

“Quando si pensa di cambiare un approccio terapeutico, la sicurezza è un elemento fondamentale – continua John Williams – Uno studio del New England Journal of Medicine riporta che un paziente su quattro ha sofferto degli effetti collaterali nell’utilizzo degli oltre 3.34 miliardi di confezioni di farmaci prescritti negli USA nel 2002”.

“I dati e le ricerche internazionali ci rendono dunque ancora più convinti che i chiropratici non abbiano bisogno di prescrivere farmaci – spiega il dott. John Williams – i colleghi che si sono schierati a favore del ‘sì’ sostengono che questa possibilità sia coerente con l’attuale concezione della medicina evidence-based, basata cioè sulle prove di efficacia della stessa, e sono convinti che l’intervento chiropratico abbinato al trattamento farmacologico risulterebbe di maggiore efficacia. In verità, esiste pochissima ricerca scientifica al riguardo. Sostengono infine che ci sarebbe una riduzione dei costi, perché tutti i servizi potrebbero essere offerti da un solo professionista”.

L’abuso degli antinfiammatori
In particolare, nelle tre tipologie di farmaci che hanno dato più problemi ai pazienti, ci sono i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei). Il motivo è che questo tipo di farmaci interferiscono con la sintesi delle prostaglandine, sia nell’avvio, sia nella risoluzione del processo infiammatorio.

L’infiammazione è la risposta del organismo a un’infezione o un danno e quindi si tratta di un evento intrinsecamente benefico che si auto innesca per rimuovere fattori offensivi verso l’organismo e mira a stimolare il ripristino dei tessuti e della loro funzione fisiologica.

Lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha concluso che l’uso dei farmaci anti infiammatori potrebbe dunque avere gravi conseguenze gastrointestinali o cardiovascolari nell’1-2% dei pazienti, proprio perché la formazione delle prostaglandine è una risposta del sistema omeostatico.

Infine, non è chiaro se i FANS siano efficaci nel trattamento dei dolori dell’apparato muscolo-scheletrico, e un altro recente studio ha condotto una meta-analisi utilizzando i cinque database più importanti (MEDLINE, EMBASE, CINAHL, CENTRAL E LILACS), includendo 35 ricerche ‘randomizzate’ con il ‘controllo placebo’. Anche questo studio è arrivato alla conclusione che i FANS sono, si, efficaci per il dolore spinale, ma anche che la differenza con gli effetti ottenuti attraverso i placebo non era clinicamente importante.

“Considerando dunque i rischi legati alle cure farmacologiche attraverso i farmaci antinfiammatori, e la scarsa efficacia dimostrata con la loro applicazione per i dolori del sistema muscolo-scheletrico – conclude il dott. John Williams – appare opportuno che la chiropratica continui a offrire una possibilità ai pazienti sofferenti di tali problemi; quella di gestire la loro salute in maniera più naturale”.

fonte: ufficio stampa

Salva come PDF
Le informazioni presenti nel sito devono servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. Ricordiamo a tutti i pazienti visitatori che in caso di disturbi e/o malattie è sempre necessario rivolgersi al proprio medico di base o allo specialista.

Potrebbe anche interessarti...