L’Associazione Italiana Chiropratici contro lo stravolgimento del Ddl Lorenzin

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Le conseguenze di un declassamento della professione sanitaria primaria della Chiropratica: aggravi per i conti pubblici e libertà di scelta negata ai pazienti. L’Italia unico caso, in contrasto con le normative in atto nel mondo occidentale

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Dott. John Williams

Milano, 18 maggio 2016 – L’Associazione Italiana Chiropratici si oppone con forza al sostanziale declassamento a semplice professione tecnica. L’AIC guarda con preoccupazione agli emendamenti presentati al Disegno di Legge del Ministro Lorenzin in tema di riordino delle professioni sanitarie che mirano a trasformare la professione del chiropratico in professione meramente ‘tecnica’, in netto contrasto con la disciplina normativa a livello internazionale.

Il declassamento della chiropratica, ad oggi riconosciuta come professione sanitaria primaria con la Legge Finanziaria del 2008, produrrà un effetto pesantemente negativo sui conti pubblici, come già documentato da approfondite ricerche effettuate in paesi come gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda, l’Australia e il Canada. Proprio l’ampia letteratura sul tema del risparmio per i conti pubblici dimostra da anni che la chiropratica ha un rapporto costo/efficacia capace di far risparmiare milioni ai servizi sanitari nazionali dei paesi che già la riconoscono e la adottano. Un beneficio di cui i conti dello Stato e le tasche degli italiani non potranno godere in futuro, ove passasse la linea proposta negli emendamenti al Disegno di Legge Lorenzin.

Il percorso universitario del Dottore in Chiropratica prevede dai cinque ai sette anni anni di studio, per un totale di oltre 5.000 ore, al pari di altre professioni sanitarie primarie di natura non tecnica. Se questa legge venisse approvata, l’Italia diventerebbe l’unico paese al mondo ove il chiropratico verrà considerato un semplice “tecnico”.

Il declassamento della chiropratica a professione tecnica avrà inoltre sensibili ripercussioni sulla salute pubblica. Un danno già ampiamente analizzato dalla ricerca scientifica internazionale, al quale ha partecipato anche l’Italia e documentato nel report: “The Bone and Joint Decade”. Si tratta di un immenso lavoro che ha coinvolto milioni di pazienti nel mondo e che, nell’arco di dieci anni, ha appurato come la chiropratica si rivela efficace in un ampio spettro di patologie muscoloscheletriche.

L’AIC auspica dunque che la Legge n. 244 del 24.12. 2007 non venga in alcun modo intaccata e che, al contrario, venga finalmente istituito il Registro Italiano dei Chiropratici, così come stabilito dalla stessa legge in vigore. Considerando che l’articolo 2 della legge non ha ancora avuto attuazione: “Il regolamento di attuazione della legge è emanato entro sei mesi dalla data della sua entrata in vigore ai sensi dell’articolo 1 comma 3 della legge 23.8.1988 nr. 400 dal Ministro della Sanità”.

Sono trascorsi nove anni, senza che la legge 224/2007 abbia trovato la sua attuazione. Ciò significa che i chiropratici hanno subìto e continuano a subire un danno enorme, e con loro gli stessi pazienti, che vedono negato il loro sacrosanto diritto di scelta in tema di trattamenti sanitari, garantito dalla Costituzione.

“Gli attacchi condotti in questi giorni da alcune categorie professionali tecniche – spiega il presidente John Williams – sorprendono, sia nella forma, sia nella sostanza. La chiropratica infatti, non è una professione tecnica. Il nostro percorso universitario, che negli Stati Uniti è di addirittura sette anni, è molto distante da quello delle professioni tecniche. Il nostro è un percorso accademico paragonabile a quello dei medici come contenuti e durata del corso di studi, e la nostra disciplina opera attraverso il principio che pone il paziente al centro di un iter diagnostico basato sulle cause e non solo sui sintomi. La condotta dei chiropratici italiani, infine, è stata da sempre quella della massima collaborazione e sinergia tra diverse discipline, come testimoniato dalla larga presenza di professionisti tecnici negli studi ambulatoriali dei dottori chiropratici”.

fonte: ufficio stampa

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