La sessualità delle studentesse italiane in un selfie

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Scenario dei comportamenti sessuali a rischio delle studentesse universitarie italiane

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Roma, 11 ottobre 2017 – Evidenze crescenti indicano che la percentuale di persone che hanno rapporti sessuali a rischio di possibili gravidanze indesiderate e di malattie sessualmente trasmissibili (MST) sono in progressivo aumento, soprattutto tra i giovani che rappresentano la categoria più fragile. Molti fattori sono coinvolti in questo fenomeno, primo tra tutti la giovane età che è connotata dalla tendenza a comportamenti di ‘scoperta’ della propria sessualità in cui la ricerca del limite può sfociare in agiti che oscillano tra il ‘trasgressivo’ e l’‘antisociale’.

È quello che emerge da un recente studio condotto da FISS Giovani della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica su 937 studentesse universitarie afferenti a diversi atenei disseminati sul territorio nazionale. Nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione e l’aumentata frequenza dei corsi di educazione sessuale effettuati nelle nostre scuole, in grado di accrescere le conoscenze in ambito di contraccezione e prevenzione delle MST, i comportamenti a rischio non sembrano diminuire.

Il 24% delle giovani intervistate dichiara di aver già avuto 5 o più partner sessuali e quasi una studentessa su 10 (9%) riferisce di avere, al momento della compilazione, più fidanzati, friends with benefits o più partner sessuali occasionali. Più di una su 5 (22%) non ha utilizzato alcun metodo contraccettivo o di prevenzione delle MST durante il primo rapporto sessuale.

Sembra che la tendenza ad una sessualità a rischio sia più alta nelle ragazze che abitano con amici, colleghi universitari, partner, rispetto a quelle che vivono con i genitori. Infatti le prime hanno occasionalmente avuto rapporti sessuali con sconosciuti (22,4%), sotto l’effetto di alcool (44,7%) o sostanze stupefacenti (38,6%) o totalmente privi di alcuna protezione contro gravidanze e MST (56%).

Per quanto riguarda le abitudini contraccettive è da notare che per il 26% delle studentesse l’avere rapporti non protetti non costituisce un fatto sporadico e difatti, la percentuale di ragazze che dichiara di essere stata contagiata da una MST è di oltre il 7%. D’altra parte, il 6% usa il coito interrotto come contraccettivo abituale ed il 30% ha assunto la pillola del giorno dopo almeno una volta nella vita. Inoltre quasi il 2% dichiara di aver avuto una interruzione volontaria di gravidanza.

Sebbene dall’indagine emerga nel complesso una “buona salute sessuale”, una discreta percentuale di ragazze è insoddisfatta della propria sessualità, soprattutto al Nord Italia (circa la metà di questo sottogruppo ha realizzato punteggi al di sotto della norma). Paradossalmente sono le più ‘trasgressive’, alla ricerca del sesso più istintivo e privo di ‘barriere’, a presentare disfunzioni sessuali: l’88,5% delle ragazze che fa uso di alcool e ha relazioni occasionali non ha una sessualità sana, né soddisfacente. Al contrario più della metà delle ragazze con una relazione stabile ha alti livelli di soddisfazione.

Ma in che modo le ragazze si prendono cura della propria salute sessuale? Solamente il 65% delle ragazze va dal ginecologo o al consultorio almeno una volta all’anno, percentuale che scende ulteriormente tra le studentesse di Medicina.

Dove vengono reperite le informazioni su contraccezione, gravidanze indesiderate, pillola del giorno dopo e MST? Le studentesse di Medicina, che sembrano un po’ più preparate in materia, tendono a consultare libri di testo e articoli scientifici, ma solo il 37% del totale si riferisce a fonti attendibili, mentre il 65% cerca su internet e il 33% trae le proprie informazioni da TV e riviste generaliste, accanto allo scambio di opinioni con coetanei e genitori, col rischio di ottenere informazioni fuorvianti e non contestualizzate.

Le conoscenze che ne risultano appaiono molto frammentarie e superficiali. Infatti i la FISS Giovani ha rilevato che se il 98% identifica correttamente il preservativo come il miglior metodo per evitare le MST, ancora troppe studentesse (5%) non sanno che il coito interrotto non è un metodo contraccettivo in quanto correlato ad un alto tasso di fallimento e quindi al rischio di gravidanza.

Il 77,4% del campione aveva seguito un corso di educazione sessuale. L’indagine mostra che l’aver ricevuto corsi di educazione sessuale implica una maggior qualità e quantità di informazioni teoriche ma non comportamenti più prudenti.

Dato che la maggior parte delle studentesse (63%) gradirebbe un’informazione a più ampio respiro su sessualità, prevenzione delle gravidanze indesiderate, MST e contraccezione,  e che è ben nota  l’efficacia del counseling su queste tematiche sia da parte degli specialisti che nell’ambito di corsi di educazione sessuale, sarebbe necessario uno sforzo per il miglioramento di tali corsi nelle scuole, affinché diventino obbligatori, con un programma uniforme sul territorio, progettando anche di monitorarne nel tempo efficacia ed effetto sui comportamenti.

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