In Piemonte nel 2014 effettuate 200.000 mammografie di screening per il tumore della mammella con 1.180 tumori maligni diagnosticati

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donna-medico-mammografiaTorino, 1 dicembre 2015 – Mercoledì 2 dicembre 2015, dalle ore 8.30 alle ore 16.30, presso l’Aula Magna A. M. Dogliotti dell’ospedale Molinette di Torino, si terrà il Workshop sui risultati del programma di screening della Regione Piemonte per il tumore della mammella. L’evento è organizzato dal Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO) della Città della Salute di Torino, che è Centro Collaborativo del’OMS per la diagnosi precoce e lo screening.

Le donne piemontesi, tra le prime in Italia, da 20 anni hanno a disposizione lo screening per la lotta contro il tumore della mammella. Il programma, attivo a Torino dal 1992 ed in tutta la regione dal 1996, è noto in Piemonte come “Prevenzione Serena” e invita tutte le donne di età 50-69 anni ad eseguire una mammografia ogni due anni. Dal 2006 la popolazione bersaglio è stata allargata, con accesso tramite adesione spontanea, alle fasce di età 45-49 (una mammografia ogni anno) e 70-75.

Con lo screening possono essere salvate molte vite. Sulla base dei dati forniti dagli studi scientifici, il programma Prevenzione Serena può evitare 150 decessi per cancro della mammella all’anno, se esteso all’intera popolazione bersaglio. Nel 2014 sono state invitate da Prevenzione Serena ad eseguire una mammografia di screening il 70% della popolazione di età 50-69.

Le mammografie di screening effettuate in Piemonte nel 2014 sono state complessivamente 200.000. Il 67% delle donne aderiscono all’invito a sottoporsi al test. Nel 2014 sono stati diagnosticati 1.180 tumori maligni in donne di età 45-75 anni. Dei 996 carcinomi invasivi, il 25% era di dimensioni pari o superiori a 2 cm, mentre, al di fuori dello screening, la quota di tumori di queste dimensioni è di più del 50%. La prognosi dei tumori piccoli è decisamente favorevole e il trattamento può essere meno traumatico per la donna. Nel 90% di questi casi il trattamento chirurgico è stato conservativo, cioè ha risparmiato la maggior parte della mammella con esiti estetici generalmente soddisfacenti.

Prevenzione Serena mira ad offrire alla popolazione femminile piemontese un programma di screening di alta qualità, grazie a protocolli fondati sulle più avanzate conoscenze scientifiche, sia per l’organizzazione sia per le procedure di diagnosi ed eventuale terapia. Alla donna che accetta l’invito viene effettuata una mammografia a due proiezioni, letta in doppio da due radiologi con una preparazione specialistica sullo screening. Alle donne per le quali vi sia un sospetto diagnostico vengono proposti ulteriori accertamenti. Quando occorre procedere ad altri esami o alla terapia, la donna non è lasciata sola, ma le viene proposto un percorso diagnostico e terapeutico completo in centri specializzati.

Infine Prevenzione Serena fa ricerca sull’innovazione tecnologica e per l’individuazione di strategie di screening sempre migliori.

Proprio un anno fa è partito lo studio clinico randomizzato Proteus Donna, che mette a confronto la tomosintesi con la tradizionale mammografia digitale. La tomosintesi è una mammografia a tre dimensioni, per la quale si stanno accumulando prove rispetto al fatto che sia più sensibile (trova più cancri) e più specifica (consente di richiamare meno donne per un approfondimento) della mammografia 2D, al costo di una maggiore dose di radiazioni, che rimane comunque ampiamente nei limiti di accettabilità previsti dalla normativa e dalle linee guida europee. Lo studio ha tra i suoi obiettivi principali quello di verificare se la tomosintesi sia in grado di individuare un maggior numero di cancri tra quelli che hanno un’evoluzione più rapida e aggressiva. Nell’ambito di questo studio sono state effettuate, al 31 ottobre 2015, 6.764 mammografie tradizionali e 3.751 tomosintesi, per un totale di 10.515 esami.

Inoltre a metà di quest’anno è stato avviato lo studio Andromeda, che mira a raccogliere informazioni e campioni biologici tra le donne che partecipano allo screening, allo scopo di individuare percorsi personalizzati sulla base del diverso livello di rischio di cancro alla mammella.

fonte: ufficio stampa

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