Il fumo in Italia tra abitudini consolidate e nuove tendenze. Rapporto Eurispes-Enpam

Roma, 30 dicembre 2020 – Chiusura d’anno, tempo di bilanci. Tra i buoni propositi per l’anno che verrà, saranno in molti, anche per questo 2021, a porsi come obiettivo quello di diventare degli ex fumatori.

Nel quadro delle attività dell’Osservatorio Eurispes-Enpam su Salute, Previdenza e Legalità, nel corso degli ultimi tre anni, sono state svolte una serie di indagini sul campo con l’obiettivo di esplorare le abitudini dei fumatori, il rapporto con i nuovi strumenti, la propensione a smettere di fumare o a cambiare prodotto, ma anche l’efficacia dei metodi di cessazione attualmente disponibili e le posizioni del mondo medico-scientifico da un lato e delle Istituzioni dall’altro.

Sono state quindi condotte due indagini campionarie sui fumatori (2018-2019) e, allo stesso tempo, tre indagini sugli utilizzatori degli strumenti senza combustione (2018-2020). La maggior parte dei dati racchiusi nel Rapporto “Il fumo in Italia tra abitudini consolidate e nuove tendenze. Il ruolo dei nuovi strumenti nella logica di riduzione del rischio” è inedita.

Ad oggi il mercato del fumo è in leggera diminuzione (soprattutto nei paesi occidentali), tuttavia l’OMS prevede che nei prossimi 10 anni il numero dei fumatori nel mondo supererà il miliardo. In Italia i dati si sono stabilizzati: tra gli 11 e i 12 milioni di fumatori, e le malattie tabacco-correlate producono 80.000 morti l’anno; purtroppo la diminuzione nel numero dei fumatori che si è riscontrata nel primo decennio del nuovo secolo si è progressivamente arrestata.

Occorre interrogarsi dunque su come le politiche antifumo possano evolversi affiancando ai trattamenti usuali, incentrati sulla cessazione, anche politiche volte alla riduzione del danno per quei fumatori adulti che non vogliono smettere, nonostante siano ormai acclarati i danni per la salute dovuti al fumo.

L’indagine sui fumatori
Tra i fumatori italiani, la sigaretta tradizionale si conferma il prodotto più diffuso (81,4%), segue il tabacco trinciato (28,2%). La sigaretta elettronica è utilizzata da circa un fumatore su cinque (20,8%), risultato sostanzialmente invariato rispetto al 2018; nel 2019 sono di poco aumentati anche gli utilizzatori di sigari e di pipa, fumati rispettivamente nel 12,1% e nel 5,1% dei casi. Per i prodotti a tabacco riscaldato si osserva, rispetto al 2018, un aumento della diffusione di circa tre punti percentuali, superando la pipa, con il 7,2% di utilizzatori. Lo Snus risulta ancora poco diffuso in Italia (2,1%).

I prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale
Il 64,3% del campione si dichiara abbastanza e molto informato sulle differenze tra sigaretta tradizionale e sigaretta elettronica, mentre a dirsi poco o per niente informato è il 35,7%. Nel 61% dei casi (sommando le risposte “per niente” e “poco”) non si ha alcuna conoscenza circa le differenze tra prodotti a tabacco riscaldato e la sigaretta tradizionale; mentre i “molto” e “abbastanza” informati raggiungono una quota del 39%.

Quanti hanno provato sigaretta elettronica e tabacco riscaldato?
Il 34,8% del campione non l’ha mai provata e il 29,3% l’ha provata senza scegliere di continuare ad utilizzarla. Il 23,6% dei fumatori l’ha utilizzata per un periodo limitato di tempo e il 12,3% la usa regolarmente.

Sebbene l’utilizzo costante della sigaretta elettronica resti limitato a poco più di un fumatore su dieci, rispetto al 2018 si osserva una diminuzione di quanti non hanno mai provato questo prodotto (-4,4%) ed un incremento di fumatori che l’hanno utilizzata per un periodo limitato (+5%) e che continuano ad usarla regolarmente (+0,7%).

La sigaretta elettronica incuriosisce, dunque, ma non convince del tutto i fumatori italiani inducendoli a dimenticare la sigaretta tradizionale. Per quanto riguarda i prodotti a tabacco riscaldato, rispetto al 2018 sono diminuiti di 12 punti percentuali i fumatori che dichiarano di non averli mai provati (passando dal 75% al 62,7%), di conseguenza sono in aumento gli italiani che li hanno solo provati (dal 19% al 22,2%) e, ancora di più, quelli che li hanno utilizzati (più che raddoppiati rispetto al 2018) e quelli che li utilizzano regolarmente (4%), che sono triplicati rispetto alla precedente rilevazione, quando si fermavano all’1,2%.

Vuoi smettere davvero?
Quasi un terzo del campione (30,5%) afferma che dovrebbe smettere di fumare, ma non vuole farlo; il 26,3% dovrebbe, ma non crede di riuscirci. Poco più di un fumatore su cinque (21,9%) non ha alcuna intenzione di smettere di fumare, mentre il 12,3% degli intervistati vorrebbe smettere, ma non in tempi brevi e solo il 9% si prefigge di farlo entro sei mesi.

Al campione è stato poi chiesto se il medico curante avesse mai dato loro delle indicazioni sull’abitudine di fumare. Nella maggior parte dei casi (56,6%) questo non è mai capitato; il 31,5% dichiara, invece, di essere stato spronato a smettere di fumare e all’11,9% è stato suggerito di passare ad un prodotto meno dannoso, come la sigaretta elettronica o il tabacco riscaldato.

La propensione a trovare delle alternative
Nonostante per un fumatore non sia mai facile cambiare le proprie abitudini e i propri gusti, anche nel 2019 si conferma una certa propensione al cambiamento con il 40,4% di fumatori che si dichiarano probabilmente disposti a cambiare tipo di prodotto se venissero a conoscenza dell’esistenza di un prodotto meno dannoso rispetto a quello a cui sono abituati, a cui si aggiunge il 21,5% (in aumento rispetto al 2018) che lo farebbe sicuramente. Le risposte negative provengono invece dal 30,5% del campione che probabilmente non riuscirebbe a cambiare prodotto e dal 7,6% che sicuramente non lo farebbe (-2,2% rispetto al 2018).

I centri antifumo
Sulla base di recenti indagini svolte dall’Eurispes si conferma la sostanziale inefficacia dei 292 centri antifumo presenti sul territorio, che assistono annualmente una media di soli 13.000 cittadini che intendono smettere, con risultati assai limitati. Oltre il 90% dei fumatori intervistati dall’Eurispes (2019) dichiara di non essersi mai rivolto ad un centro antifumo. Tra i pochi fumatori che lo hanno fatto, circa un terzo giudica in modo nettamente negativo l’esperienza (32,4%), il 25,7% non si esprime, e 4 su 10 lo fa positivamente (41,9%).

L’indagine realizzata dall’Eurispes tra il 2019 ed il 2020 presso i centri antifumo distribuiti sul territorio nazionale ha dato la parola agli operatori delle strutture che riferiscono, nella larga maggioranza dei casi, un elevatissimo tasso di recidive negli assistiti (dal 50 al 75%).

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