Prof. Maurizio Muscaritoli, Ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’e presidente SINuC: “Sospendere i trattamenti medici quando questi non possono più sortire i loro effetti positivi, anche quando questi sono somministrati attraverso le ‘macchine a cui il paziente è attaccato’ non significa mortificare la vita, ma accettare che la morte possa arrivare”
Roma, 20 novembre 2017 – Nel suo messaggio alla Pontificia Accademia della Vita Papa Francesco ha scritto che “rinunciando alle cure non si vuole procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Questa differenza di prospettiva restituisce umanità all’accompagnamento del morire, senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere. Vediamo bene, infatti, che non attivare mezzi sproporzionati al quadro clinico del paziente o sospenderne l’uso, equivale a evitare l’accanimento terapeutico, cioè compiere un’azione che ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia, che rimane sempre illecita”.
“Abbiamo prestato grande attenzione alle parole del Papa che esortano a non confondere l’accanimento terapeutico con l’eutanasia – ha spiegato il prof. Maurizio Muscaritoli, Ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’e presidente di SINuC, Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo – In particolare, apprezziamo quanto il Santo Padre ha espresso riguardo al rinunciare alle cure sproporzionate”.
In questo ambito, impossibile non pensare ad alcuni trattamenti come nutrizione e idratazione artificiali, spesso indicati come ‘non sospendibili’. Da un punto di vista scientifico, “nutrizione e idratazione artificiali sono trattamenti medici che sono destinati a pazienti che non possono alimentarsi per la via naturale – ribadisce il presidente Maurizio Muscaritoli – E come ogni trattamento medico che abbia indicazioni e controindicazioni questi devono essere concordati con il paziente e utilizzati in maniera appropriata alle sue condizioni cliniche. Il loro impiego non appropriato, o, all’opposto la loro ingiustificata sospensione dovrebbero essere considerati contrari all’etica medica e alla buona pratica clinica”.
Si tratta di qualcosa di assolutamente differente dall’eutanasia in senso etico: “l’accanimento terapeutico si manifesta nel somministrare cure sproporzionate al beneficio che il paziente ne può trarre, in relazione alla sua oggettiva condizione clinica. Sospendere i trattamenti medici quando questi non possono più sortire i loro effetti positivi, anche quando questi sono somministrati attraverso le ‘macchine a cui il paziente è attaccato’ non significa quindi mortificare la vita, ma accettare che la morte possa arrivare, come sottolinea Papa Francesco, richiamando all’umiltà di un concetto di altissimo significato etico e morale”.