Fibrillazione atriale. Sintomi e terapia

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Intervista al prof. Filippo Crea, Direttore Dipartimento di Scienze Cardiovascolari, Policlinico Agostino Gemelli – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma

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Prof. Filippo Crea

Prof. Crea, che cos’è la Fibrillazione Atriale? Quanti sono i pazienti con FA in Italia?
La Fibrillazione Atriale è la forma più comune di aritmia, responsabile di un terzo di tutti i ricoveri per disturbi del ritmo cardiaco. Si stima che, in Italia, siano circa 1 milione le persone con FA. La prevalenza della FA, attualmente pari all’1,5-2% della popolazione generale (ma al di sopra degli 85 anni interessa quasi una persona su cinque) è destinata ad aumentare notevolmente: si prevede, infatti, che il numero di soggetti con diagnosi di FA nei Paesi industrializzati (Usa, Germania, Italia, Francia, Inghilterra e Spagna) aumenti da 6,3 milioni nel 2007 a 7,5 milioni nel 2017.

Quali sono i sintomi? Quali i fattori predisponenti? Come viene il sospetto di FA?
Molto spesso la fibrillazione atriale insorge in maniera ‘silenziosa’, inapparente e viene diagnosticata spesso per caso, magari a distanza di mesi o anni dalla sua insorgenza. La FA può essere di breve durata, con sintomi che compaiono e scompaiono ed è possibile che un episodio di FA si risolva senza alcun intervento. Questa patologia, però, può essere persistente e necessitare di trattamento.

Le possibilità di sviluppare la FA aumentano con l’avanzare dell’età. Le condizioni predisponenti o che favoriscono la progressione della malattia sono: ipertensione arteriosa, obesità, diabete mellito, insufficienza renale cronica, ipertiroidismo e tutte le malattie cardiache organiche (cardiopatie congenite, coronaropatia, malattie valvolari, scompenso cardiaco). Inoltre possono favorire la FA l’abuso di alcol, droghe e caffeina. In molti casi comunque, la FA si manifesta in assenza di fattori predisponenti.

Se l’aritmia è sintomatica (con palpitazioni, affanno, dolore al torace), il medico può diagnosticarla subito; nel caso invece di una FA asintomatica, questa può essere scoperta per caso durante una visita medica (sono sufficienti la palpazione del polso e la conferma elettrocardiografica).

I pazienti con FA sono esposti a rischio ictus 4 volte più alto rispetto alla popolazione generale e ad un rischio di morte doppio. Quali percorsi diagnostico-terapeutici vengono messi in atto in questa categoria di pazienti?
La FA può determinare la formazione di coaguli di sangue (trombosi) sulle pareti atriali che possono dislocarsi, portando all’ictus o all’embolia sistemica. Chi è affetto da FA vede aumentare di 4 volte il rischio di ictus tromboembolico, che risulta in genere molto grave e invalidante; questa forma di ictus determina una mortalità del 30% entro i primi tre mesi dall’evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti.

Come detto, quindi, è di fondamentale importanza “intercettare” più rapidamente possibile i pazienti con FA. Una volta fatta la diagnosi, il passaggio successivo consiste nello stabilire la necessità di una terapia anticoagulante per ridurre il rischio d’ictus e nella identificazione di cause predisponenti sottostanti che spesso necessitano di cure specifiche. È infine importante definire la strategia antiaritmica più appropriata.

Da qualche anno, anche in Italia, è arrivata la nuova generazione degli anticoagulanti orali che, rispetto ai vecchi farmaci, presentano una serie di vantaggi: non presentano interferenze con gli alimenti, conservano solo poche interazioni pericolose con altri farmaci ma soprattutto va evidenziata una grande praticità d’uso, considerando che non è necessario ricorrere al dosaggio dei parametri della coagulazione per regolarne la posologia. Tutto questo determina una maggiore aderenza alla cura rispetto al passato. Infine il rischio di emorragia intracranica (una grave complicanza della terapia anticoagulante) è più basso con i nuovi che con i vecchi farmaci.

La gestione della FA mira a ridurre i sintomi e il rischio di gravi complicanze ad essa associate, come appunto l’ictus. Ad oggi tuttavia si calcola che circa il 30-40% di pazienti affetti da FA in Italia non riceva un trattamento adeguato nonostante siano da tempo disponibili queste soluzioni terapeutiche in grado di trattare in maniera efficace, sicura e agevole questa patologia, tra cui i nuovi anticoagulanti orali.

fonte: ufficio stampa

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