Emicrania pediatrica e alimentazione, smentiti alcuni falsi miti. Attenzione al sovrappeso

Non è possibile prevedere che nel singolo paziente una serie di alimenti possa scatenare l’attacco emicranico. Studio dei ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù pubblicato su Nutrients

Roma, 27 agosto 2021 – Circa il 10% della popolazione pediatrica soffre di emicrania. Tra i fattori scatenanti dell’attacco emicranico sono compresi anche quelli alimentari. Non esiste però una lista di alimenti vietati uguale per tutti. Solo la verifica nel singolo paziente di un rapporto fra l’assunzione di un dato alimento e la comparsa del mal di testa può far nascere questo sospetto.

È la conclusione cui sono arrivati i ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che hanno esaminato la letteratura scientifica esistente in materia fino ad oggi e smentito alcuni falsi miti. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Nutrients.

L’emicrania pediatrica
L’emicrania pediatrica ha un’origine genetica. In circa il 5% dei bambini che ne soffrono si può sviluppare una forma cronica che ha un notevole impatto sulla qualità di vita in termini di perdita di giorni di scuola (nei casi più gravi anche di interi anni scolastici) e di sospensione delle attività ludiche, per esempio dell’attività sportiva.

Sono molteplici i fattori che possono scatenare l’attacco di mal di testa oppure aumentarne la frequenza accentuandone la gravità. In età pediatrica sono molto importanti quelli di natura emotiva, come stress scolastico o ansia o depressione derivante da situazioni familiari. Sotto accusa anche alcuni alimenti.

Falsi miti
Tra gli alimenti che più frequentemente vengono accusati di provocare il mal di testa sono compresi il cioccolato, il glutammato di sodio, i nitriti (negli insaccati), i dolcificanti artificiali e gli alimenti contenenti il glutine.

In realtà non è mai stato dimostrato che l’assunzione di cioccolato possa scatenare un attacco emicranico. Gli studi “provocativi” – effettuati cioè tramite la somministrazione dell’alimento al fine di provocare l’attacco emicranico – hanno dato esito negativo.

Lo stesso vale per il glutammato di sodio, usato nella cucina cinese: si parla spesso di “sindrome del ristorante cinese” per indicare la comparsa di un attacco emicranico dopo un pasto di questo tipo, ma non ci sono evidenze scientifiche che la somministrazione di glutammato possa provocare mal di testa. In alcuni studi, il glutammato è stato somministrato insieme al cibo ad alcuni soggetti e non ad altri.

Al contrario di quanto ci si potesse attendere, la comparsa del mal di testa non era più frequente nei primi rispetto ai secondi, smentendo di fatto il ruolo causale di questa sostanza per l’attacco emicranico.

Per i dolcificanti, invece, sostanzialmente non esistono dati: non ci sono studi scientifici che possano confermare il loro ruolo come fattori scatenanti dell’attacco emicranico.

Diverso è il discorso per la caffeina e l’alcol (quest’ultimo specificamente per gli adulti), la cui possibile azione scatenante l’attacco emicranico risulta meglio documentata. Per quanto riguarda la caffeina, in particolare, non solo l’eccessivo consumo, ma anche la sua sospensione rapida può scatenare il mal di testa.

È stato calcolato che la sospensione della caffeina possa provocare mal di testa in circa la metà dei soggetti. Uno studio scientifico condotto su un ampio numero di soggetti emicranici ha valutato la percentuale di persone che riferivano una stretta relazione fra l’assunzione della caffeina o fra la sua sospensione e la comparsa del mal di testa. Fino a circa un terzo dei soggetti intervistati ha dato risposta positiva. Nel caso dei ragazzi bisogna soprattutto considerare che la caffeina è presente in alcune bevande gassate.

Secondo i ricercatori del Bambino Gesù è sbagliato togliere questi alimenti a tutti i soggetti che soffrono di emicrania. Non è possibile prevedere che nel singolo paziente una serie di alimenti possa scatenare l’attacco emicranico. Si deve piuttosto, afferma Massimiliano Valeriani, responsabile di Degenza neurologica che ha coordinato la ricerca, “chiedere alla famiglia di verificare se esista un rapporto costante fra l’assunzione di un certo alimento e la comparsa, in breve intervallo, di mal di testa. Solo in questo caso si potrà procedere a togliere quello specifico alimento dalla dieta. Inoltre spesso i bambini emicranici vengono sottoposti a esami per allergie e intolleranze per alimenti come pomodoro, semi (nocciole, arachidi), lattosio, nichel, glutine che però non hanno nulla a che vedere con l’emicrania”.

Emicrania e obesità
L’obesità può peggiorare la severità dell’emicrania. In un precedente studio condotto dai neurologi del Bambino Gesù è stato dimostrato che un’elevata frequenza di attacchi emicranici (maggiore di 5 al mese) interessa circa il 65% dei bambini in sovrappeso contro il 35% dei normopeso. L’evidenza scientifica insegna, quindi, che è opportuno instaurare un regime dietetico ipocalorico in bambini emicranici obesi. È anche opportuno che il bambino affetto da emicrania curi l’alimentazione evitando l’eccessivo uso di cibi ipercalorici che potrebbero farlo aumentare di peso.

I ricercatori hanno anche affrontato il tema dei nutraceutici (cioè integratori alimentari di origine naturale come per esempio il magnesio o il partenio), molto usati per la terapia dell’emicrania pediatrica. Non ci sono evidenze scientifiche certe che queste sostanze possano essere utili, ma sicuramente non hanno effetti collaterali. Poiché esistono degli studi (però su numeri abbastanza piccoli di pazienti) che ne suggeriscono la possibile efficacia, il consiglio è di valutare l’eventuale impiego dei nutraceutici nei bambini più piccoli o dove si temano gli effetti collaterali dei farmaci.

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