Drammatica situazione negli ospedali: pazienti Covid ventilati nei corridoi, visitati in ambulanza o in auto

Dott. Salvatore Manca, presidente Società italiana della medicina di emergenza-urgenza: “È una situazione davvero emergenziale per noi. C’è una cattiva organizzazione sul fronte della medicina sul territorio, sono state istituite le famose Usca, che dovrebbero seguire a domicilio i pazienti covid positivi paucisintomatici, li hanno messi in numero altamente insufficiente, hanno messo dei medici che non hanno avuto una formazione professionale per poter gestire questi pazienti quindi le Usca chiamano il 118”

Roma, 10 novembre 2020 – “La situazione negli ospedali è drammatica. C’è un sovraccarico di richieste di prestazioni negli ospedali, principalmente a livello dei servizi di emergenza e di pronto soccorso. Tutto questo è legato a una cattiva programmazione che è stata fatta a livello sanitario. Era prevedibile questa seconda ondata della pandemia, a livello regionale forse si è rimasti un po’ troppo fermi”, così il dott. Salvatore Manca, presidente Simeu (Società italiana della medicina di emergenza-urgenza), ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, su Cusano Italia Tv.

“Nel dl rilancio di giugno si invitavano le regioni a potenziare i servizi di emergenza e urgenza e invece non è stato fatto assolutamente nulla: le strutture sono rimaste le stesse del periodo pre-covid, così come le dotazioni organiche, che anzi sono anche peggiorate perché molti sanitari sono stati contagiati e sono rimasti in quarantena, diminuendo ulteriormente le dotazioni organiche dei presidi ospedalieri”.

“A questo si è sommato il fatto che sono aumentati considerevolmente i pazienti sintomatici non da terapia intensiva e non è stato programmato adeguatamente il numero dei posti letto covid. Per questo c’è un grande sovraccarico nei pronto soccorso. Bisognava predisporre degli ospedali dedicati unicamente alla cura dei pazienti covid, lasciando agli altri ospedali la cura dei pazienti con altre patologie, è un discorso di programmazione sanitaria, non ci vuole la scienza per capire che andava fatto questo”.

“Al pronto soccorso arrivano pazienti sintomatici che andrebbero poi indirizzati nei reparti covid che però non hanno posti letto disponibili, quindi questi pazienti devono stazionare all’interno dei pronto soccorso. Fortunatamente abbiamo a disposizione posti letto delle osservazioni brevi intensive e in alcuni ospedali anche delle terapie semi-intensive della medicina d’urgenza, però questo sta comportando il blocco dell’accesso dei pazienti con altre patologie all’interno dei pronto soccorso”.

“Tutte le nostre forze sono dedicate esclusivamente ai pazienti covid, che stiamo ventilando addirittura nei corridoi o negli ambulatori dedicati alle visite nei pronto soccorso. Sono pochi in Italia gli ospedali costruiti con una mentalità moderna, per cui i percorsi sono molto difficili da differenziare. Le strutture vecchie non hanno possibilità di differenziare i percorsi, quando arrivano così tanti pazienti e il personale è quello che è, noi addirittura andiamo a visitare i pazienti all’interno delle ambulanze perché non abbiamo spazi fisici disponibili nelle strutture dei pronto soccorso, li visitiamo anche all’interno delle automobili, addirittura gli mettiamo le bombole di ossigeno fuori col tubicino che passa dal finestrino”.

“È una situazione davvero emergenziale per noi. C’è una cattiva organizzazione sul fronte della medicina sul territorio, sono state istituite le famose Usca, che dovrebbero seguire a domicilio i pazienti covid positivi paucisintomatici, li hanno messi in numero altamente insufficiente, hanno messo dei medici che non hanno avuto una formazione professionale per poter gestire questi pazienti quindi le Usca chiamano il 118. Questo è il modello che c’è adesso”.

Sulla situazione delle terapie intensive. “Non abbiamo ancora raggiunto nelle rianimazioni la soglia di guardia del 30% dell’utilizzo dei posti, quindi i pazienti con altre patologie possono essere ancora curati all’interno delle rianimazioni. Il problema grosso riguarda invece lo screening, seguire i pazienti affetti da patologie tumorali e che vanno seguiti nel tempo, e i pazienti di nuova diagnosi”.

Sulla sanità privata. “La sanità privata in questo frangente non sta dando nessuna mano alle strutture pubbliche, se non in qualche raro caso. Eppure molte strutture private sono convenzionate, quindi vivono con soldi pubblici”.

Sul lockdown generale. “Medici ed infermieri stanno chiedendo il lockdown totale perché il sovraccarico sul SSN è così elevato che si ha difficoltà a dare risposte a tutti i pazienti che arrivano in ospedale”.

Sui contagi tra gli operatori sanitari. “La situazione del contagio del personale medico è sicuramente meno grave rispetto alla prima ondata quando non c’erano i dpi, ma adesso i dpi stanno diventando carenti”.

(fonte: Radio Cusano Campus)

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