Diabete, tra le complicanze la retinopatia diabetica. I nuovi farmaci sono meno invasivi

Prof.ssa Francesca Simonelli Presidente della Società Italiana Oftalmologia Genetica: “Un abbassamento della vista spesso è il primo passo di una infiammazione della retina dovuta proprio al diabete. La retinopatia diabetica può degenerare con un malfunzionamento fino alla perdita della vista”. Si apre a Napoli il convegno sull’Edema Maculare Diabetico. Nuove cure sempre meno invasive in favore dei pazienti a rischio invalidità. Sinergie tra specialisti, istituzioni e pazienti per far fronte a una delle più gravi complicanze del diabete, troppo spesso sottovalutata

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Napoli, 15 maggio 2019 – L’Edema Maculare Diabetico (EMD) è una patologia oculare degenerativa correlata alla Retinopatia diabetica. Rappresenta la causa principale di invalidità visiva nei pazienti con diabete; spesso conduce anche alla cecità, compromettendo lo svolgimento di attività quotidiane.

Il diabete nel nostro Paese colpisce circa il 6,34% della popolazione, pari a 3,84 milioni, a cui si aggiunge un altro 2% circa di sommerso. In Europa, circa 58 milioni di persone vivono attualmente con il diabete mellito di tipo 2; saliranno a 67 milioni entro il 2045. Il diabete è una malattia subdola, poiché spesso il paziente se ne accorge solo quando si verificano importanti complicanze. Tra queste, quelle a livello cardiovascolare o nefrologico sono quelle più comuni ed esaminate, mentre l’aspetto retinico è spesso sottovalutato, pur rivestendo primaria importanza.

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Prof.ssa Francesca Simonelli

In Italia, complicanze simili si verificano in oltre il 20% dei pazienti diabetici, una cifra analoga a quelle di tipo cardiovascolare e non di molto inferiore alla nefropatia (che raggiunge poco meno del 40%).

Quando un individuo si accorge di un abbassamento della vista spesso ritiene che sia un problema legato all’età, mentre spesso è il principio di quei processi infiammatori della retina dovuti proprio al diabete. Questa patologia può degenerare fino a un totale malfunzionamento e infine alla perdita della vista.

Questa complicanza del diabete dunque è importante quanto gli effetti cardiovascolari, cui pure è legata. “Le malattie degenerative dell’occhio sono spesso correlate alla evoluzione di patologie principali diagnosticate in fasi avanzate. Queste patologie rappresentano un grave problema di sanità pubblica, con annessi elevati costi sociali. Un approccio integrato, la presa in carico e la precoce riduzione dei costi del SSN, sono la garanzia di una miglior qualità di vita per le persone affette da queste malattie”, ha affermato Francesca Simonelli, Professore Ordinario di Oftalmologia, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania, L. Vanvitelli, Presidente della Società Italiana Oftalmologia Genetica.

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Prof. Francesco Rossi

La Regione Campania, negli ultimi anni, ha messo in atto una serie di misure correttive nella gestione del diabete e delle sue complicanze, al fine di garantire l’opportuna presa in carico per la migliore “gestione integrata” del paziente.

“È fondamentale una presa di coscienza della gravità di questa patologia e dei costi economici e sociali che genera nella popolazione. Per questo la Regione Campania si impegna a lavorare in sinergia con gli specialisti e ad ascoltare le esigenze dei pazienti per mettere a disposizione le risorse di cui le istituzioni possono farsi carico. Napoli e la Campania rappresentano già un esempio di Regione virtuosa per la cura di patologie diffuse su tutto il territorio nazionale come il diabete”, ha affermato Enrico Coscioni, Consigliere del Presidente della Regione Campania De Luca per i temi attinenti alla Sanità.

Napoli ospita oggi, 15 maggio 2019, presso la Sala Capri del Grand Hotel Santa Lucia, il convegno “Edema Maculare Diabetico. Nuove prospettive terapeutiche e percorsi gestionali integrati: quality of life del paziente e opportunità del SSR”.

Durante il Convegno, ampio spazio è riservato all’analisi clinica e farmacologica e alle valutazioni economico-sanitarie dell’Edema Maculare Diabetico, al fine di stimolare il dibattito tra tutti gli attori di sistema, per evidenziare la reale importanza della diagnosi tempestiva ed individuare i migliori percorsi gestionali regionali a tutela del paziente con EMD.

Da alcuni anni sono disponibili nuove terapie per l’EMD, rappresentate in particolar modo dagli impianti intravitreali di cortisonici a lento rilascio e dalle iniezioni intravitreali di farmaci anti-VEGF, che hanno del tutto rivoluzionato la prognosi dei pazienti. I cortisonici, ovvero gli antinfiammatori steroidei, combattono direttamente l’infiammazione ed hanno il grande vantaggio di non correlarsi alla comparsa di eventi avversi sistemici. A seconda del corticosteroide e della tipologia di impianto, tali farmaci vengono somministrati con una frequenza che varia da 6 a 12 mesi.

Al contempo, i farmaci anti-VEGF, bevacizumab, aflibercept, ranibizumab e pagaptanib, mostrano un profilo di efficacia e sicurezza estremamente favorevole nella gestione dell’EMD, associandosi tutti ad un significativo miglioramento dell’acuità visiva. Tali farmaci sono somministrati tramite iniezioni intravitreali con cadenza mensile.

“Ad oggi abbiamo già quattro molecole anti-VEGF disponibili per l’uso nella pratica clinica, ma nuove molecole sono attualmente in fase avanzata di sperimentazione clinica, inclusi nuovi farmaci in grado di inibire i recettori tirosin-chinasici PDGFR e VEGFR – sottolinea Francesco Rossi, Professore di Farmacologia all’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e Responsabile Scientifico del Convegno – Permane il problema della ridotta aderenza alla terapia, sia per gli impianti intravitreali di cortisonici che per i farmaci anti-VEGF, ovvero il non conformarsi del paziente alle raccomandazioni del medico riguardo a tempi, dosi e frequenza nell’assunzione dei farmaci per l’intero ciclo della terapia. Poiché l’aderenza ricopre un ruolo essenziale nel raggiungimento di esiti clinici ottimali, semplificare il regime della terapia potrebbe migliorare notevolmente la gestione del paziente affetto da EMD”.

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