Depressione perinatale, in Lombardia un modello organizzativo clinico-assistenziale di eccellenza. Coinvolti neomamme, papà e operatori sanitari

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Si stima che in Italia oltre 90.000 donne siano colpite da ansia e disturbi depressivi durante la gravidanza e il post-partum: un problema ancora oggi sottodiagnosticato dai medici e sottovalutato dalle stesse pazienti. Per fornire un’adeguata assistenza alle mamme in difficoltà e ai neopapà, l’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano ha svolto, in collaborazione con Onda e con la partecipazione dell’Associazione Progetto Itaca, un progetto biennale di ricerca indipendente, finanziato dalla Regione Lombardia

donna-mamma-depressaMilano, 4 dicembre 2015 – Dare vita a un modello organizzativo di presa in carico della donna che soffre di depressione perinatale, per individuare e trattare in maniera rapida ed efficace la patologia, aiutando la paziente a uscire dallo stato di isolamento e solitudine in cui spesso si ritrova. E ancora: sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tematica, supportare i neopapà nel nuovo ruolo genitoriale e promuovere attività di formazione per operatori sanitari, volte a favorire l’applicazione di strategie assistenziali e lo sviluppo di strumenti di prevenzione per le donne maggiormente vulnerabili. Questi gli obiettivi del progetto biennale, appena conclusosi, “Depressione in gravidanza e post partum: modello organizzativo in ambito clinico, assistenziale e riabilitativo”, finanziato dalla Regione Lombardia e svolto dall’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) e con la partecipazione dell’Associazione Progetto Itaca.

Elemento fondante e innovativo dell’iniziativa è stata l’offerta di assistenza domiciliare specialistica alle neo-mamme e ai neonati: nell’ambiente protetto e accogliente della casa, un’équipe multidisciplinare composta da un psichiatra, una psicologa, un pediatra e da una volontaria dell’Associazione Progetto Itaca ha prestato alle donne in difficoltà le cure e le attenzioni necessarie per aiutarle a superare un momento così delicato della loro vita.

Il progetto è partito due anni fa con un’indagine conoscitiva, svolta in Lombardia e che ha coinvolto circa 500 uomini e 500 donne, con l’obiettivo di inquadrare la problematica in termini di conoscenza e di vissuto. In base ai risultati ottenuti, 1 genitore su 3 ha affermato di aver sofferto o che la propria partner aveva vissuto un’esperienza di depressione post-partum, soprattutto in occasione del primo figlio; tra coloro che l’hanno sperimentata, tuttavia, meno della metà ne ha parlato con il proprio medico.

Dalla survey, inoltre, è emerso che solo il 50% dei papà che l’ha vissuta direttamente si è sentito partecipe e in grado di supportare la propria compagna. Proprio per dare una risposta concreta a questo bisogno, sono stati organizzati nell’ambito del progetto dei gruppi di sostegno per i papà, allo scopo di offrire a questa figura uno spazio di ascolto e scambio emotivo-esperienziale in riferimento al nuovo ruolo genitoriale. Gli incontri, moderati da una psichiatra e da una psicologa, hanno avuto luogo presso il Presidio Ospedaliero Macedonio Melloni.

Sul fronte della formazione rivolta agli operatori sanitari, è stato organizzato un corso ECM riservato a psichiatri, pediatri, ginecologi e psicologi, allo scopo di fornire un aggiornamento sull’utilizzo degli psicofarmaci durante la gravidanza e il puerperio e l’apprendimento di un modello di trattamento cognitivo-comportamentale. Aspetto innovativo del corso è stato l’utilizzo di clip cinematografiche per modificare gli aspetti valutativi e metacognitivi delle pazienti.

Infine, sono state coinvolte le Società scientifiche di riferimento con l’intento di stilare delle Indicazioni di buona pratica clinica (Good clinical practice) per la prevenzione, diagnosi e cura della psicopatologia perinatale, dal momento che ancora oggi in Italia non esistono delle Linee guida di riferimento per gli operatori.

“In Italia, circa il 16% delle donne soffre di depressione in gravidanza o nel post-partum: un disturbo che, se non diagnosticato in maniera tempestiva, può avere ripercussioni sulla salute della mamma e del bambino – afferma Francesca Merzagora, Presidente di Onda – L’iniziativa regionale, che ci ha visti impegnati accanto all’A.O. Fatebenefratelli di Milano e a Progetto Itaca per supportare le madri in difficoltà, attraverso un’assistenza domiciliare integrata, e i papà mediante la creazione di gruppi di sostegno, rappresenta un modello di eccellenza, che auspichiamo venga replicato nel contesto lombardo ed ‘esportato’ nelle altre regioni italiane. A seguito del lavoro svolto per redigere delle Indicazioni di buona pratica clinica per la presa in carico delle donne con depressione perinatale, è stato istituito da Regione Lombardia un Gruppo di approfondimento tecnico (GAT), al quale partecipano Istituzioni, Società scientifiche, clinici e associazioni, con l’obiettivo di definire Linee guide regionali che garantiscano livelli adeguati di omogeneità nei trattamenti erogati a livello locale e che ci auguriamo possano successivamente diventare nazionali”.

“Partendo dalla considerazione che in Lombardia sono oltre 12.000 le donne che sperimentano ogni anno un episodio di depressione perinatale, che viene con fatica riconosciuta e ancor più dichiarata e, quindi, non curata appropriatamente – aggiunge Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Salute mentale e Neuroscienze dell’A.O. Fatebenefratelli e Oftalmico e coordinatore scientifico del progetto – il progetto pilota di Regione Lombardia ha rappresentato in questi due anni un’esperienza unica nel panorama nazionale. Mutuando esperienze avanzate in Canada e in Australia, questa iniziativa si è concretizzata nella presa in carico non solo della diade mamma bambino, ma anche dei papà e della rete sociale circostante. L’avvicinamento, operato a domicilio da un’équipe multidisciplinare di esperti e volontari, ha riguardato donne di diverse etnie che hanno, anche a causa della lingua, grandi difficoltà a chiedere aiuto e ad accedere ai servizi”.

“Questo modello organizzativo clinico-assistenziale, che vede coinvolti entrambi i genitori, può favorire una ottimale accoglienza del nascituro da un punto di vista psicofisico, tale da garantirgli le basi migliori nella primissima relazione madre-bambino – dichiara Luca Bernardo, Direttore del Dipartimento Materno-infantile dell’A.O. Fatebenefratelli e Oftalmico e coordinatore scientifico del progetto – Tutto ciò porta ad un percorso sempre più virtuoso di attenzione verso le problematiche genitoriali, che se non diagnosticate e valutate adeguatamente, potrebbero creare disagi fisici e psichici del bambino durante il suo sviluppo”.

fonte: ufficio stampa

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