Prof. Massimo Galli, Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano: “Dobbiamo interrompere la diffusione di alcune malattie infettive prevenibili”. “Pensiamo anche ai bambini che non possono essere vaccinati e che hanno diritto a vivere in un luogo sicuro rispetto al contagio. Questa obbligatorietà dell’anti-morbillo mi pare particolarmente significativa” sottolinea Emilia De Biasi Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato
Roma, 27 luglio 2017 – Il Governo pone la fiducia alla Camera sul decreto legge vaccini. L’annuncio all’Assemblea di Montecitorio da parte del ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro. La votazione sulla fiducia che il Governo ha posto alla Camera sul decreto legge vaccini nel testo approvato dalla Commissione avrà inizio alle 23.20. Le dichiarazioni di voto sulla fiducia partiranno dalle 21.15. Il voto finale sul provvedimento è previsto venerdì alle 12.30. Il decreto è già passato al Senato.
“Il dibattito è stato molto approfondito. Il voto in Senato è andato ben oltre la maggioranza abituale di governo, per una convergenza trasversale a favore della salute del cittadino” dichiara Emilia De Biasi Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato.
Un tema al centro del dibattito, come dimostra anche la scelta della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT di trattarlo nel Meeting Salute di Rimini il prossimo 21 agosto. Una sessione in quel caso in cui l’oggetto saranno le vaccinazioni dell’anziano e delle persone portatrici di patologie croniche, per garantire una vita più lunga e più sana.
“Pensiamo anche ai bambini che non possono essere vaccinati e che hanno diritto a vivere in un luogo sicuro rispetto al contagio. Questa obbligatorietà dell’anti-morbillo mi pare particolarmente significativa. Durerà tre anni, dopo verificheremo se gli italiani hanno capito, o se pensano che la vita di una persona possa essere contrapposta alla collettività”, sottolinea Emilia De Biasi. Anche lei sarà presente a Rimini al Meeting Salute 2017.
“A una Società Scientifica non compete esprimere giudizi interpretabili come politici – ha commentato Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e Vice Presidente della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – Non possiamo tuttavia non esprimere preoccupazione sui possibili effetti di polemiche strumentali che spostano l’attenzione dal problema reale, che consiste unicamente nell’ottenere la necessaria copertura vaccinale e nel cogliere l’occasione di interrompere la diffusione nel Paese di alcune delle principali malattie infettive prevenibili.
Il passaggio di alcuni vaccini da obbligatori a raccomandati potrebbe indurre un’opinione pubblica disorientata a percepire la decisione come un suggerimento a considerarli ‘meno importanti’ e quindi a soprassedere alla loro assunzione. Va ricordata per contro la loro assoluta importanza. Tra essi, ad esempio, sono compresi i vaccini contro il meningococco. La disponibilità, che è fatto solo recente, di vaccini contro i principali sierogruppi di meningococco implicati in malattie invasive rappresenta un’occasione fondamentale per limitarne la circolazione, per abbattere l’incidenza della malattia e per proteggere individualmente le persone vaccinate in età infantile”.
Una delle vaccinazioni per le quali è stata mantenuta la proposta dell’obbligatorietà, ma che resta sotto il tiro incrociato degli antivaccinatori e della incompetenza di alcuni politici, è quella contro il morbillo. L’epidemia in corso ha causato alcuni decessi e costretto al monitoraggio centinaia di persone nelle ultime settimane, in quanto è venuta meno l’immunità di gregge (la copertura offerta ai non vaccinabili dalla vaccinazione di almeno il 95% degli altri).
“Nonostante ciò, le ‘esitazioni’ su questa vaccinazione continuano a tenere banco – prosegue il prof. Galli – Non aiutano certamente a ridurle le affermazioni contro l’obbligatorietà da parte di politici di regioni che vantano coperture vaccinali assai inferiori alla soglia richiesta del 95% e che non hanno impedito il verificarsi di un importante numero di casi di malattia”.
Infatti il 90% dei 3.501 casi segnalati dall’inizio dell’anno al 9 luglio scorso all’ISS è stato riportato in sette (Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia) delle 18 regioni italiane interessate dall’epidemia. Il fatto che il 73% dei casi si sia verificato in persone di età pari o superiore ai 15 anni punta ulteriormente l’indice sulla insufficiente copertura vaccinale. Una percentuale rilevante dei giovani adulti non è mai stata vaccinata e non ha mai contratto l’infezione ed è quindi suscettibile ad infettarsi ora che il virus ha ripreso a circolare.
Il fatto che solo quest’anno si siano verificati 255 casi in operatori sanitari denuncia la mancata immunizzazione di gran parte dei giovani adulti e impone di correre ai ripari per evitare che gli stessi operatori sanitari fungano da amplificatori dell’epidemia.
La recente polemica sulla vaccinazione degli operatori scolastici non ha ragion d’essere, sul piano scientifico, perché, come per i sanitari, interviene sia la necessità della loro protezione individuale, sia quella di impedire che fungano da amplificatori dell’epidemia non solo nel contesto lavorativo, ma anche nel proprio ambito familiare e sociale.
Senza nulla togliere alla necessità di giungere a una rapida definizione ed applicazione di politiche vaccinali che garantiscano la sicurezza della popolazione, la qualità, spesso desolante, del dibattito in corso testimonia la necessità di campagne di educazione sanitaria che favoriscano la comprensione dell’importanza dei vaccini e della loro corretta assunzione.