Ddl Lorenzin, AIFI ribadisce le criticità

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Nell’audizione presso la commissione Affari Sociali alla Camera il presidente Mauro Tavarnelli ha segnalato i due punti critici del disegno di legge: la costituzione di un Ordine con 20 Albi e le modalità di istituzione delle nuove professioni sanitarie.

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Dott. Mauro Tavarnelli

Roma, 13 ottobre 2016 – Il ddl Lorenzin sul riordino delle professioni sanitarie è passato al Senato ed è ora alla Camera. In una recente audizione AIFI ha presentato alla commissione Affari Sociali alla Camera i propri dubbi e proposte di un disegno di legge che da mesi l’associazione sta manifestando su diversi canali. I punti critici su cui ribatte sono sostanzialmente due:

1) Un Ordine con 20 Albi al suo interno: il rischio di problemi di gestione
All’art. 3 è prevista l’istituzione degli Ordini delle Professioni Sanitarie trasformando i 3 Collegi di Infermieri, Ostetriche e Tecnici di Radiologia in Ordini e facendo confluire le 19 professioni oggi “non ordinate” in quello dei Tecnici di Radiologia.

“Si genera così un Ordine con 20 Albi al suo interno – afferma Mauro Tavarnelli, presidente AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti) – situazione che, a nostro avviso, potrebbe generare difficoltà di governo e funzionamento.

Coerentemente con questa previsione, il Senato ha approvato all’unanimità e con il chiaro plauso della Relatrice sen. De Biasi, un Ordine del Giorno (G3.227) che “impegna il Governo ad adottare specifiche misure al fine di istituire nuovi ordini professionali per quelle professioni sanitarie che superano i 20.000 iscritti agli albi, nel rispetto dei principi stabiliti dalla legge”.

Rilevata, dunque, la sensibilità manifestata durante la discussione del provvedimento al Senato, AIFI ha chiesto che sia dato seguito alla raccomandazione contenuta nel citato OdG, che tra l’altro è quanto già affermato dalla Legge 43/2006.

2) Riconoscimento di nuove professioni sanitarie
Il DDL C 3868 prevede anche l’istituzione di nuove professioni sanitarie. Nel corso dei mesi passati AIFI ha mantenuto costante la richiesta di non derogare da quanto già previsto dalla Legge 43/2006 che sancisce che l’individuazione di nuove professioni in ambito sanitario è subordinata al parere tecnico-scientifico espresso da apposite commissioni operanti nell’ambito del Consiglio Superiore di Sanità.

“Vorremmo sottolineare – continua Tavarnelli – che al comma 1 degli art. 4 e 5 della suddetta proposta legislativa sono fatte salve tutte le disposizioni di cui all’ art. 5 della legge 43/2006, tranne quelle che dispongono che l’individuazione di nuove professioni è sia “subordinata ad un parere tecnico-scientifico, espresso da apposite commissioni, operanti nell’ambito del Consiglio superiore di sanità, di volta in volta nominate dal Ministero della salute, alle quali partecipano esperti designati dal Ministero della salute e dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e i rappresentanti degli ordini delle professioni” (comma 3, art. 5).”

Attualmente, quindi, l’articolato non prevede alcun percorso di valutazione/validazione scientifica finalizzato al riconoscimento delle nuove professioni, delegando a decreti successivi l’identificazione di ambiti di competenza, modalità di formazione e norme di equipollenza della formazione pregressa. Sostanzialmente si procede con l’istituzione di nuove professioni sanitarie senza che rispondano ai succitati requisiti di scientificità e senza che esse siano coerenti con i bisogni e le necessità del Sistema Sanitario Nazionale.

“Sottolineiamo – asserisce Tavarnelli – poi che al comma 5 l’art. 5 della legge 43/2006 prevede che “La definizione delle funzioni caratterizzanti le nuove professioni avviene evitando parcellizzazioni e sovrapposizioni con le professioni già riconosciute o con le specializzazioni delle stesse”). Le ‘funzioni caratterizzanti’ la nuova figura di Osteopata ad oggi sono in ampia parte sovrapponibili con quelle riconosciute dalla normativa vigente al Fisioterapista e, in particolare, a chi consegue il master universitario di I livello di Orthopaedic Manual Therapy (OMT) istituito presso le Università di Genova, Padova e Roma. Analoga sovrapposizione si avrebbe con i Medici che scelgono di specializzarsi in Medicina Manuale”.

Per tutti questi motivi AIFI propone il riconoscimento di queste discipline come percorsi di specializzazione di professionisti sanitari già esistenti, in particolare Fisioterapisti e Medici.

fonte: ufficio stampa

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