Danno cerebrale da alcol e droga. Il gotha italiano delle neuroscienze si riunisce a Ponza

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Roma, 5 giugno 2019 – Si terrà dal 6 all’8 giugno a Ponza la tre giorni di dibattiti e formazione scientifica “Incontri clinico-radiologici di neuroscienze “Michela Bonamini” giunta ormai alla sua decima edizione e divenuta l’appuntamento annuale che riunisce nell’isola ponziana il gotha delle neuroscienze italiano: neuroradiologi, neurologi e neurochirurghi.

L’evento, che registra ogni anno una partecipazione crescente e suscita un interesse sempre maggiore da parte della comunità scientifica, affronterà tematiche di cocente attualità con l’obiettivo di approfondire le conoscenze della clinica neurologica e della diagnostica per immagini neuroradiologiche nelle malattie infettive cerebrali e midollari, nel campo delle malattie tossico-metaboliche, nei casi di abuso di alcool e di droghe.

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Prof. Alberto Pierallini

“Esistono urgenze che bisogna essere pronti a fronteggiare la cui frequenza è purtroppo recentemente in aumento – spiega il prof. Alberto Pierallini, Direttore Diagnostica per Immagini dell’IRCCS San Raffaele di Roma e organizzatore del congresso – L’assunzione di sostanze stupefacenti, ad esempio, mina i circuiti neurologici in formazione e danneggia la corteccia cerebrale legata al giudizio, regola i comportamenti volontari e la capacità di percepire il pericolo. Più in generale l’uso di droghe provoca una perdita irreversibile delle cellule cerebrali, riducendo la capacità di apprendimento e di memorizzazione, la distinzione tra bene e male e le capacità affettive”.

La possibilità di studiare con le moderne tecniche di visualizzazione cerebrale il cervello di chi fa uso di sostanze stupefacenti o di alcool, permette di dimostrare scientificamente quali effetti nocivi possa provocare sullo sviluppo e sul funzionamento delle funzioni cerebrali.

“Le tecniche di neuro immagine (tac, risonanza magnetica, pet) – chiarisce Pierallini – consentono la visualizzazione della sede e l’estensione del danno cerebrale fornendo informazioni importanti sugli effetti neurobiologici delle diverse sostanze stupefacenti sul cervello. Ma non solo. Possono essere oggi strumenti utili per comprendere i meccanismi neurali della dipendenza, per individuare le cure più adeguate per i pazienti e per monitorare la risposta alle terapie”.

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