Palermo, 31 gennaio 2023 – Ridurre le disuguaglianze di salute vuol dire agire sulle cause che le alimentano e che si sperimentano già dalla prima infanzia.
“Non si tratta solo di sistema sanitario disallineato tra territori e tra Paesi, ma dell’organizzazione di alcuni determinanti sociali. Oltre al patrimonio genetico e alla qualità del sistema sociosanitario, i fattori che più determinano lo stato di salute dei cittadini, sono l’istruzione, il reddito, l’occupazione, l’ambiente in cui si lavora e si vive ogni giorno, ed è su questi che bisogna intervenire”. Così il presidente dell’associazione Hospital & Clinical Risk Managers (Hcrm), prof. Alberto Firenze, che ieri da palazzo Steri, insieme alla ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) dott.ssa Raffaella Bucciardini, con il supporto dell’Ordine dei Medici di Palermo, ha lanciato la realizzazione di un network, da condividere con altre aree metropolitane d’Italia. Obiettivo: agire sui determinanti modificabili sul modello già applicato nel Regno Unito dal prof. Marmot, che permette di ridurre al minimo le criticità più profonde, a partire dalla dispersione scolastica.
Centrale sarà il contributo dell’Università che potrà intervenire, come ha spiegato il rettore dell’Università di Palermo Massimo Midiri “con l’azione di terza missione, portando fuori le informazioni, la cultura nel territorio e negli ambienti regionali che devono interpretare il ruolo dell’università come ruolo di guida di buone prassi. Questo diventa uno strumento di interazione fra sistemi molto importanti”.
In Italia, ha detto l’epidemiologo di fama mondiale Michael Marmot, ci sono due fenomeni molto chiari: gli anni di istruzione (meno sono più breve sarà l’aspettativa di vita) e le variazioni a livello regionale. Per Marmot ci sono sei domini che richiedono un’azione: “lo sviluppo precoce del bambino, l’istruzione, le condizioni di lavoro, ovvero occupazione e disoccupazione. Quarto punto tutti devono avere almeno il reddito minimo necessario. E poi ancora, luoghi sostenibili e sani dove tutti dovrebbero lavorare, e un approccio sociale per la prevenzione, cioè pensare a una dieta sana”.
Tema, quello dell’inquinamento ambientale rimarcato dal presidente dell’OMCeO Toti Amato, consigliere della Fnomceo perché “oltre alle enormi ricadute sociali ed economiche rappresenta il principale rischio per la salute della popolazione mondiale. Circa il 24% di tutte le malattie – ha spiegato – è dovuto all’esposizione a fattori ambientali che potrebbero essere arginati con interventi mirati. Si stima che l’esposizione all’inquinamento determini ogni anno più di 400mila decessi prematuri in Europa”.
La povertà economica aumenta la povertà educativa: giovani tagliati fuori da percorsi di studio, perdita di apprendimenti e competenze. Per il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, in un territorio come la Sicilia, caratterizzato da ritardo di sviluppo, il deficit educativo è il primo determinante: “Un bambino su 5 non chiude la scuola dell’obbligo, con l’inevitabile determinante di povertà sociale e frustrazione. Se a questo ritardo di sviluppo si aggiunge la tendenza all’emigrazione intellettuale, per la Sicilia la prima grande vera grande sfida è quella educativa”.
Il progetto, che ha ottenuto il supporto del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, perché “estremamente importante oltre che per la Sicilia anche per tutta l’Italia”, vedrà nei prossimi giorni sia il prof. Alberto Firenze che la dott.ssa Raffaella Bucciardini impegnati a definire in sintonia con il prof. Marmot il lancio del network italiano sulle diseguaglianze sociali.