Covid-19, mantenere alta la guardia su rischi e misure di sicurezza. Network di Società scientifiche raccoglie l’appello SIMIT

“Affermare che il ‘rischio epidemico’ sia cessato di esistere non ha nessuna base scientifica e può essere causa di disorientamento e indurre una parte della popolazione a non rispettare le indicazioni di contenimento che invece devono essere mantenute” sottolineano congiuntamente i Presidenti di SIMIT, SIAARTI, SIMG, SID, SIGOT

Roma, 1 luglio 2020 – Il confronto nell’ambito della comunità scientifica ha prodotto la ferma posizione degli infettivologi della SIMIT – Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, i quali sostengono la necessità di continuare a mantenere le misure di prevenzione. Le argomentazioni sono state esposte in una lettera aperta che ha ‘risposto’ al Manifesto dei 10 colleghi dello scorso 20 giugno.

Le firme sono di Marcello Tavio (Presidente SIMIT, Ancona Ospedali Riuniti), Massimo Andreoni (Dir. Scientifico SIMIT, Roma Tor Vergata), Giovanni Di Perri (Consigliere SIMIT, Torino), Massimo Galli (Past President SIMIT, Sacco Milano), Claudio Maria Mastroianni (Vice Presidente SIMIT, Roma La Sapienza) e Carlo Federico Perno (Niguarda Milano). Dopo la pubblicazione di questa lettera lo scorso 29 giugno, aderiscono alla posizione della SIMIT altre importanti Società Scientifiche: SIMG, SIGOT, SID, SIAARTI.

La lettera della SIMIT
Nella lettera, gli infettivologi sottolineano che è solo grazie alle misure di contenimento adottate con il lockdown che è stato possibile arrestare la progressione dell’ondata epidemica. Non esistono diverse tipologie del virus: il ceppo virale implicato tanto nei casi mortali quanto in quelli di modesto significato clinico è stato sostanzialmente lo stesso, con le variazioni nel genoma che sono attese in un virus a RNA, ma che non sono tali da giustificare una differente virulenza di un ceppo rispetto agli altri. Inoltre, dagli studi attuati e in corso non emergono differenze significative nei ceppi virali presenti e studiati in Italia.

Tutte le evidenze scientifiche attualmente disponibili indicano nella risposta immunitaria individuale l’elemento determinante nel condizionare il decorso della malattia. In altre parole, non è il virus ad essere più o meno ‘aggressivo’, ma è il singolo ospite umano più o meno in grado di difendersi.

È inoltre verosimile che il virus responsabile della disastrosa epidemia in corso in Brasile sia lo stesso che si è diffuso nel nostro paese. I recenti focolai a Roma, a Palmi, a Mondragone e in Emilia dimostrano che il virus attualmente circolante è attivo e contagiante; quando incontra contesti in cui possono essere coinvolti anziani o pazienti a rischio, come è accaduto al San Raffaele Pisana di Roma, è in grado di causare casi di estrema gravità come all’inizio dell’epidemia.

Prof. Marcello Tavio

“Affermare che il ‘rischio epidemico’ sia cessato di esistere non ha nessuna base scientifica e può essere causa di disorientamento e indurre una parte della popolazione a non rispettare le indicazioni di contenimento che invece devono essere mantenute – sottolinea il Presidente SIMIT Marcello Tavio – Il fatto che altre società scientifiche condividano la stessa interpretazione dei dati fino a questo momento disponibili è importante perché permette di costituire un fronte più ampio di risposta ad una eventuale seconda ondata epidemica; seconda ondata che è tanto più probabile quanto più abbassiamo il nostro livello di attenzione e protezione, individuale e collettiva”.

Prof. Claudio Cricelli

Le adesioni della comunità scientifica
“La SIMG condivide il manifesto di SIMIT e sottoscrive tutti i concetti chiave espressi nella lettera. I numeri fanno pensare a una conclusione della pandemia: in realtà, è in atto un secondo ciclo endemico, caratterizzato da modalità di manifestazione differenti da prima. Questo fenomeno, costituito da vari focolai che vengono rapidamente individuati e isolati, era ampiamente previsto: quindi non si sta verificando una più bassa infettività del virus, ma piuttosto una fase diversa, comunque attesa nella comunità scientifica” evidenzia il prof. Claudio Cricelli, Presidente SIMG – Società Italiana di Medicina Generale.

Prof. Filippo Fimognari

“Non vi è alcuna evidenza scientifica che vi sia stato un cambiamento nella natura del virus. Noi oggi vediamo una minore incidenza di contagi e un numero più basso di persone così gravi da ricorrere all’ospedale grazie a tutte le misure prese in questi mesi. La SIGOT aderisce all’appello degli infettivologi SIMIT perché abbiamo notato dai recenti focolai, come quello del San Raffaele Pisana di Roma, che quando vi sono anziani fragili il virus colpisce ancora con molta potenza determinando anche casi gravi e decessi. Il pericolo non è ancora passato, è necessario continuare a mantenere le misure di contenimento del contagio, specialmente in previsione della maggiore mobilità estiva”, commenta il prof. Filippo Fimognari, Presidente SIGOT – Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio.

Prof.ssa Flavia Petrini

“Credo che sia dovere di tutta la comunità medica attenersi alle prove scientifiche, e utilizzare le ipotesi solo per disegnare studi sperimentali. Fino all’ottenimento di solidi risultati, diffondere ipotesi al grande pubblico attraverso i media crea disorientamento e alimenta comportamenti pericolosi. Per tale motivo condivido pienamente il contenuto e lo spirito della lettera della SIMIT”, sottolinea il prof. Francesco Purrello, Presidente SID – Società Italiana di diabetologia.

“Le misure di distanziamento sociale e di contenimento dei contagi hanno determinato il controllo di una pandemia che si era presentata in vaste aree del paese in modo devastante. Non ci sono evidenze scientifiche che indichino una riduzione della carica virale o una minore aggressività del virus. Il fatto che la presentazione clinica della malattia in questi ultimi mesi sia stata modificata è un buon motivo per convincerci a continuare nella sorveglianza, nel distanziamento e nell’atteggiamento prudenziale. La comunicazione che facciamo arrivare ai cittadini non deve far dimenticare le oltre 35.000 vittime italiane e quanto sta accadendo in altre nazioni. Sotto gli occhi di tutti rimane indelebile l’esperienza degli Anestesisti Rianimatori italiani che hanno vissuto in prima persona cosa può accadere quando si affronta un nemico di cui poco o nulla si conosceva, contro il quale non è stato oggettivamente possibile individuare trattamenti tempestivi e di comprovata efficacia. Il ruolo delle Società Scientifiche che come SIAARTI promuovono l’alleanza fra professionisti della salute per migliorare il sistema sanitario in tutte le Regioni è quello di imparare dall’esperienza vissuta, che non verrà ricordata come devastante e opprimente se lotteremo insieme governando competenze, sviluppo della ricerca, rinnovo del parco tecnologico e attenzione all’umanizzazione ed all’etica delle cure”, aggiunge la prof.ssa Flavia Petrini, Presidente SIAARTI – Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva.

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