Covid-19, il virus può compromettere il sistema nervoso. Possibilità di complicanze anche tardive

Come ormai evidenziato da numerose ricerche, l’infezione da Covid-19 può avere conseguenze sia sul cervello che sul sistema nervoso periferico: la testimonianza e l’operatività concreta dei giovani medici della Scuola di Specialità in Neurologia dell’Università di Milano. ‘Letter’ dei giovani neurologi italiani sulla rivista medica internazionale Neurological Science

Milano, 15 maggio 2020 – Il Covid-19 impegnerà ancora per lungo tempo. E impegnerà le varie specialità mediche nel curare i pazienti usciti dal tunnel della malattia acuta. In certi casi, infatti, la malattia da coronavirus può avere conseguenze neurologiche: i sintomi più noti, di cui tutti abbiamo sentito parlare, sono ad esempio la perdita del gusto e dell’olfatto. Segni che indicano appunto un interessamento del sistema nervoso. Ma sono stati segnalati fenomeni anche più gravi come ictus, encefaliti, dolori e stanchezza muscolare molto intensi.

Ma chi si occuperà di queste possibili conseguenze neurologiche del Covid-19? Nuove sfide in campo medico richiedono nuove risposte. Loro sono il presente ma soprattutto il futuro della neurologia italiana. Ancor più oggi che alle patologie neurologiche già esistenti si aggiungono le conseguenze e le sequele dell’infezione da coronavirus.

Ecco perché una “Letter”, indirizzata e pubblicata dalla rivista internazionale Neurological Science, a firma dei giovani medici, degli specializzandi in neurologia dell’ Università degli Studi di Milano, la cui scuola di specialità è diretta dal prof. Vincenzo Silani, rappresenta una importante testimonianza del fatto che le nuove generazioni di neurologi saranno pronti ad affrontare operativamente le eventuali espressioni di neurologica clinica del Covid-19.

La dott.ssa Narghes Calcagno, autore della Letter con altri sei specializzandi in formazione presso l’Istituto Auxologico, dopo un lungo periodo di studio presso la Harvard Medical School di Boston ha deciso di ritornare in Italia ed iniziare qui il periodo formativo clinico affidato alla neurologia dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano.

“La consapevolezza che Covid-19 può avere un’ espressione neurologica deve essere condivisa dal mondo neurologico e le nuove generazioni di specializzandi sono chiamate ad affrontare una inedita patologia – afferma Narghes Calcagno – che ci preannuncia un nuovo mondo anche dal punto di vista sanitario. Molti di noi si sono tra l’altro offerti volontariamente per assistere i pazienti affetti da Covid-19 anche nei primi anni di formazione in Scuola di specialità per vivere in prima persona questa tremenda esperienza”.

“Ho chiesto agli specializzandi in Istituto di redigere la Letter – spiega Vincenzo Silani, professore ordinario di neurologia dell’Università degli Studi di Milano e direttore della UO di Neurologia dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano di Milano – per testimoniare il loro interessamento per questa nuova neurologia che forse ci accompagnerà negli anni, legata a pandemie con nuovi agenti virali ed interessamento su più organi, compreso il sistema nervoso”.

“Suscita particolare rilevanza clinica l’interpretazione delle manifestazioni neurologiche nel singolo paziente, legate in parte alla invasione attraverso le vie nasali, la co-espressione dell’ormai noto recettore ACE2, sia nel polmone che nel sistema nervoso, quale recettore per il Covid-19 e la condivisa catena infiammatoria che potrebbe perpetrare anche nel sistema nervoso i danni di rilievo polmonare” spiega Narghes Calcagno.

Ciò che i neurologi sospettano è che il coronavirus, in taluni casi complicati, non esaurisca il suo danno nella malattia acuta, ma possa invece avere conseguenze sul sistema nervoso a distanza di tempo, come del resto capita anche con altre tipologie di virus.

“La patologia cerebrovascolare nel Covid-19 – aggiunge Vincenzo Silani – come la patologia del nervo periferico deve essere reinterpretata e vi è una reale possibilità che i pazienti affetti da Covid-19 debbano essere seguiti nel tempo per escludere la possibilità di complicanze tardive, in particolare di malattie neurodegenerative. I pazienti riferiscono spesso mialgie ed anche il muscolo scheletrico potrebbe rivelare qualche sorpresa nel corso del tempo”.

“La maggiore soddisfazione personale rimane comunque – conclude Vincenzo Silani – constatare l’impegno delle nuove generazioni di specializzandi in neurologia che hanno rapidamente captato l’interesse di questa nuova pagina della medicina e si sono apprestati ad affrontarla con giovanile determinazione”.

Rising evidence for neurological involvement in COVID-19 pandemic.
Calcagno N, Colombo E, Maranzano A, Pasquini J, Keller Sarmiento IJ, Trogu F, Silani V. Neurol Sci. 2020 May 12. doi: 10.1007/s10072-020-04447

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