Contro l’uso di droghe il pediatra può favorire l’informazione e l’educazione

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Il dott. Giampietro Chiamenti, presidente FIMP: “Pronti a collaborare con scuola, genitori, forze dell’ordine, medici e istituzioni per arginare un fenomeno in forte crescita e sempre più precoce”

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Dott. Giampietro Chiamenti

Roma, 4 ottobre 2017 – “Il ruolo del pediatra di famiglia è fondamentale per incentivare l’informazione e l’educazione dei giovani, in affiancamento alla scuola, sul preoccupante fenomeno del consumo di droga tra i minorenni”. E’ quanto ha sostenuto il dott. Giampietro Chiamenti Presidente Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) nel corso della tavola rotonda “Il ruolo della famiglia nella prevenzione dell’uso di droghe”.

L’evento si è svolto ieri ed è stato promosso dal Vicariato di Roma e dal Forum Associazioni Familiari Lazio, il Dipartimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri e fa parte delle iniziative della Settimana della Famiglia (in programma a Roma dall’1-8 Ottobre).

“La FIMP ha partecipato portando il contributo dei pediatri di famiglia – aggiunge Chiamenti – in linea con l’impegno della categoria in campo sociale come dichiarato nel proprio ultimo congresso scientifico nazionale. Scuola, genitori, forze dell’ordine, medici, pediatri e istituzioni sono le componenti coinvolte per arginare un fenomeno in forte crescita e sempre più precoce. Supportare, trasmettere e dialogare usando adeguati counselling con il preadolescente e l’adolescente oltre che direttamente con i genitori significa interpretare in pieno la propria mission di tutela della salute su temi delicati come l’uso di droghe e psicofarmaci, fumo, alcol e dipendenza dal gioco. Sono tutte azioni che rientrano nella promozione di stili di vita corretti che possiamo favorire grazie al rapporto fiduciario e alla presenza capillare sul territorio che noi pediatri di famiglia abbiamo con le famiglie italiane”.

“Il bilancio di salute in età pre e adolescenziale potrebbe essere l’occasione per migliorare di dialogo con il giovane – conclude Chiamenti – ma anche l’occasione per fornire alle famiglie gli strumenti utili per il riconoscimento precoce dei segnali di allarme e per dare le informazioni utili per intervenire adeguatamente in quell’arco di tempo definito “finestra evolutiva del neurosviluppo relativa all’età adolescenziale”. Si tratta del periodo di vita in cui si può ancora modificare il processo di plasticità del sistema neurofisiologico; prima che la dipendenza si strutturi e si consolidi definitivamente”.

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