Car-T in oncoematologia, procedura risolutiva e non differibile. Il decalogo per rilanciare la terapia di svolta

Roma, 31 luglio 2020 – Ripensare i modelli organizzativi, di percorso e di finanziamento per quanto riguarda le terapie Car-T. Motore Sanità (associazione che si occupa di divulgazione scientifica e sanitaria sul territorio nazionale) ha messo in rete i principali esperti del settore in tutta Italia attraverso una serie di webinar con lo scopo di far emergere potenzialità e criticità di un sistema che potrebbe essere una nuova frontiera di speranza nel settore dell’oncologia. I webinar si sono tenuti in Veneto, Piemonte, Lombardia e Toscana.

I problemi da risolvere sono diversi come ha sottolineato Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità: “Il coordinamento, a mio avviso, non dovrebbe essere solo a livello regionale, ma dovrebbe essere a livello nazionale. Diventa fondamentale che tutti i centri si attivino a livello nazionale per evitare la cosiddetta ‘Sanità del Frecciarossa’, ovvero che la gente sia costretta a migrare da un centro all’altro per avere le terapie”, continua Zanon che poi conclude, “Ben venga la partnership tra pubblico e privato perché è l’unica via che ci permetterà in futuro di avere a disposizione tutta una serie di possibilità per salvare i pazienti”.

Frutto dell’intenso confronto, il decalogo cerca di far emergere potenzialità e difficoltà di questa terapia innovativa. Questi i dieci punti:

  1. Il Covid e le difficoltà organizzative hanno avuto diversi impatti sulle singole Regioni e a questa si è aggiunta la disparità tra i servizi sanitari regionali, ciò ha reso disomogeneo il fronte Car-T.
  2. La disomogeneità impedisce il cosiddetto effetto onda che è un effetto di impulso che permetta di coinvolgere l’intero sistema dell’onco-ematologia.
  3. Le principali difficoltà organizzative sono legate: alle procedure autorizzative e alle delibere regionali; importanti centri ematologici nelle regioni meridionali non sono ancora accreditati; la complessità di definizione dei contratti con le aziende del farmaco; la complessità dell’organizzazione clinica, ovvero la creazione di team interdisciplinari con protocolli per la gestione della tossicità e delle complicanze.
  4. Creazione di una banca dati nazionale perché l’esperienza Car-T va condivisa per crescere insieme.
  5. Car-T è una procedura risolutiva e non differibile. Terapia di svolta ad altissimo costo che richiede estrema appropriatezza.
  6. Occorre all’ematologia italiana la definizione di un diagramma di flusso dei percorsi terapeutici del paziente onco-ematologico affinché le Car-T non continuino a essere considerate l’ultima spiaggia.
  7. Il referral non sta funzionando, il flusso è molto più basso rispetto alle previsioni.
  8. Occorre favorire e qualificare la comunicazione interprofessionale.
  9. Occorre favorire e qualificare la comunicazione ai cittadini e in particolare ai malati coinvolgendo le associazioni.
  10. Si apre l’opportunità di prendere in esame nuovi modelli di management e gestione della spesa che misuri l’efficacia delle misure in una chiave di sistema, che misuri l’intero setting che concorre alla procedura.
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