Anziani, OMS: “Entro il 2050 sarà over 60 una persona su 5”

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Flavia Bustreo: “L’Italia paese più ‘vecchio’ dopo il Giappone, modello di tutela globale”. Il Vice Direttore Generale dell’OMS per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini commenta le linee guida sulla cura integrata per le persone anziane diffuse in queste ore dall’OMS: “L’aumento della popolazione anziana sarà una delle principali sfide globali del futuro. In Italia si vive più a lungo, un modello per i paesi in via di sviluppo”

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Roma, 4 ottobre 2017 – “Negli ultimi 50 anni lo sviluppo socioeconomico della maggior parte dei paesi è stato accompagnato da una notevole riduzione della fertilità e dagli incrementi dell’aspettativa di vita. Questo fenomeno ha portato a rapidi cambiamenti nella demografia delle popolazioni di tutto il mondo, favorendo l’aumento di persone anziane in un periodo relativamente breve. Guardando al futuro dobbiamo apprezzare l’importanza dell’invecchiamento, ma è necessario garantire che questi anni in più siano vissuti in salute e in modo dignitoso. Il raggiungimento di questo obiettivo non sarà solo un bene per le persone anziane, ma sarà un bene per la società nel suo complesso”.

È quanto ha dichiarato il Vice Direttore Generale Salute delle Donne e dei Bambini presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità Flavia Bustreo, commentando le linee guida diffuse sulla cura integrata per le persone anziane diffuse dall’OMS. Il tema dell’invecchiamento della popolazione e delle politiche a tutela delle persone anziane sarà discusso il prossimo 4 novembre a Milano a corollario del prossimo incontro dei Ministri della salute dei paesi del G7.

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Dott.ssa Flavia Bustreo

Entro il 2050 nel mondo 1 persona ogni 5 avrà 60 anni o più. Secondo le stime dell’ultimo rapporto dell’OMS del 2015, la popolazione anziana raddoppierà passando dai 900 milioni di individui a quasi 2 miliardi, e supererà il numero dei bambini di età inferiore dei 5 anni entro il 2020. Con il 21,4% dei cittadini è over 65 l’Italia è il secondo paese al mondo per longevità dopo il Giappone.

“Un sistema sanitario tra i più evoluti a livello globale, insieme ad uno stile di vita famoso in tutto il mondo e ad un modello alimentare sano basato sulla dieta Mediterranea, rendono l’Italia uno dei paesi in cui l’aspettativa di vita è tra i più alti. In questo senso il nostro paese può rappresentare un modello per tutti gli altri, in particolare quelli in via di sviluppo, che nei prossimi anni dovranno affrontare il tema dell’invecchiamento della propria popolazione attraverso politiche mirate di assistenza sociale e sanitaria”, commenta Flavia Bustreo.

Secondo le stime dell’Oms, a livello globale la popolazione aumenta a ritmi sempre più veloci: oggi, per la prima volta nella storia, la maggior parte delle persone raggiungono e superano i 60 anni, mentre 125 milioni di persone nel mondo raggiungono gli 80.

Il tasso di cambiamento più veloce sta avvenendo nei paesi a basso e medio reddito. Nella regione Sub-sahariana, che ha la più giovane struttura della popolazione al mondo, il numero di persone oltre i 60 anni di età dovrebbe aumentare di oltre tre volte, da 46 milioni nel 2015 a 147 milioni nel 2050.

Cresce l’aspettativa di vita nei paesi in via di sviluppo, l’Italia secondo paese più longevo dopo il Giappone
Nel 2050 l’80% della popolazione anziana vivrà nei Paesi a medio e basso reddito. E mentre in Europa la popolazione anziana è aumentata dal 10% al 20% in circa 150 anni, nei paesi come Brasile, Cina e India ci vorranno poco più di 20 anni per raggiungere lo stesso cambiamento.

L’Italia, grazie ad alcuni dei fattori che hanno contribuito a raggiungere un’alta qualità della vita – dall’accessibilità universale delle cure, all’alto livello del sistema sanitario tra cui anche i risultati raggiunti nella salute materno-infantile – si attesta al secondo posto per popolazione più anziana al mondo: il 21,4% dei cittadini è over 65 e il 6,4% è over 80, seconda solo al Giappone, e medaglia d’oro d’Europa seguita da Germania e Portogallo. Ma nei prossimi 20 anni circa anche Cile, Cina, Iran e Russia avranno una proporzione simile di popolazione anziana come quella del Giappone, il paese con il più alto tasso di popolazione anziana nel mondo.

Entro il 2050 la maggior parte degli over 60 – 120 milioni – vivranno in Cina, mentre 434 milioni nel resto mondo. In tutto il mondo, più di 180 milioni di persone di età superiore ai 65 anni hanno una perdita uditiva che interferisce con la comprensione del normale linguaggio conversazionale. La grave percezione visiva è altamente diffusa nelle persone di età superiore a 70 anni e una causa principale di cecità nei paesi di reddito sia medio sia alto.

Dipendenti da cure 101 milioni di anziani nel mondo
Secondo le stime dell’OMS, in tutto il mondo 349 milioni di persone sono considerate dipendenti da cure, tra queste il 29%, circa 101 milioni, sono persone di 60 anni e oltre. La dipendenza da cure si crea quando l’abilità funzionale è scesa a un punto in cui l’individuo non è più in grado senza l’assistenza di intraprendere i compiti fondamentali necessari per la vita quotidiana.

Negli adulti più anziani ci sono maggiori probabilità del verificarsi di condizioni croniche e spesso multiple contemporaneamente. Tuttavia, i sistemi sanitari di oggi si concentrano generalmente sulla rilevazione e il trattamento delle sole malattie acute mentre molto spesso i comuni disturbi in età avanzata quali le difficoltà nell’udire, vedere, ricordare, camminare o svolgere attività quotidiane o sociali, sono spesso trascurati dall’assistenza sanitaria.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la malnutrizione (spesso associata anche alla diminuzione della funzione cognitiva, alla diminuzione della capacità di prendersi cura di sé e di un rischio più elevato di diventare dipendente dalle cure) rappresenta un grave problema che colpisce il 22% degli adulti più anziani.

Sono invece 46,8 milioni gli anziani che vivono affetti da demenza. Questo numero dovrebbe raddoppiare ogni 20 anni, raggiungendo 74,7 milioni nel 2030. Inoltre, le persone anziane hanno spesso una significativa sintomatologia depressiva senza soddisfare i criteri diagnostici per un disturbo depressivo.

Questa condizione viene spesso indicata come depressione latente e colpisce quasi 1 anziano su 10. La depressione latente ha anche un impatto importante sulla qualità della vita degli anziani ed è un fattore di rischio importante per un disturbo depressivo.

“Ad oggi questi problemi – continua Flavia Bustreo – sono spesso trascurati dall’assistenza sanitaria professionale, i sistemi sanitari del mondo non sono pronti per le popolazioni più anziane. Marcatori precoci di declino, come la diminuzione della velocità di marcia o la ridotta forza muscolare, spesso non sono identificati, trattati o monitorati, cosa fondamentale invece per cercare di invertire o ritardare il decorso. Nella maggior parte delle cure sanitarie i professionisti mancano di orientamento o di formazione per riconoscere e gestire i disturbi dell’età avanzata. Sulla base della convinzione che non esiste un trattamento disponibile per i loro problemi, le persone anziane potrebbero non avere accesso a servizi, trattamenti o assistenza sanitaria primaria. C’è una necessità urgente sviluppare approcci basati sulla prevenzione dell’intera comunità e di introdurre interventi per prevenire la diminuzione delle capacità e fornire assistenza agli infermieri che operano a domicilio”.

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