Anziani fragili, approcci non farmacologici al centro di un Convegno internazionale

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Milano, 26 gennaio 2018 – Oggi gli anziani nel mondo sono 900 milioni, nel 2050 saranno 2 miliardi. In questo contesto, l’Italia si inserisce come il Paese più vecchio d’Europa e secondo al mondo, dietro al Giappone. Di fronte a questi dati il tema dell’assistenza agli anziani non autosufficientista assumendo, a livello globale, un ruolo sempre più centrale. Il dibattito, però, tende a concentrarsi principalmente su aspetti medici, economici, manageriali.

Spesso i farmaci vengono usati come mezzo di contenzione, in alternativa a quella fisica, sia nelle strutture residenziali sia a casa. Minore attenzione è attribuita alla necessità di innovazione verso una metodologia esistenziale: come rispettare l’umanità e i diritti profondi degli anziani fragili e come coinvolgere le famiglie nel prendersi cura? Come evitare che si sentano solamente l’oggetto di pratiche assistenziali? E allo stesso tempo, come favorire il benessere degli operatori?

Anche a questo tema sono dedicate le due giornate del II Convegno internazionale organizzate dal Centro Studi Erickson – in programma venerdì 9 e sabato 10 marzo al Palacongressi di Rimini – che vogliono porsi come luogo d’incontro e di dialogo, offrendo spunti concreti eapprocci innovativi che mettano al centro la relazione.

Esperti di fama internazionale svilupperanno una riflessione sugli approcci non farmacologici per prendersi cura delle persone anziane con deterioramento cognitivo o demenza.Ciò che accomuna i differenti approcci non farmacologici, più umani e ottimisti, è il porre la persona con demenza al centro della relazione,mantenendo intatta l’integrità e la dignità dell’anziano. Solamente agendo in questo modo,costruendo un rapporto di fiducia tra professionisti, anziani e familiari, si può parlare davvero di relazione di cura.

Gli approcci non farmacologici si sviluppano attraverso alcuni punti fondamentali:

  • Coinvolgere la persona anziana nelle situazioni e nelle decisioni che la riguardano il più possibile, evitando azioni e atteggiamenti che ledano la sua dignità e valorizzando le capacità e le sue competenze residue.
  • Accettare la persona con tutte le sue caratteristiche e sfaccettature. È necessario essere consapevoli del fatto che una persona non può cambiare se non è lei a volerlo, quindi è importante focalizzarsi su quello che una persona è e non su quello che vorremmo fosse.
  • Adattare spazi e attività rispettando esigenze, preferenze e tempi della persona. Se si mette l’anziano al centro, sarà più facile agire e porsi in modo propositivo. Ascoltarlo, “mettersi nei suoi panni” è fondamentale per relazionarsi con lui in modo efficace.
  • Valorizzare il background culturale e la storia di vita della persona tenendo ben presente che ognuno di noi, compreso l’anziano fragile e disorientato, è unico e irripetibile.

E ancora si parlerà di come riconoscere i maltrattamenti e ripensare le relazioni nelle istituzioni (ad esempio RSA, centri diurni, reparti di ospedale); di come comprendere e gestire i disturbi comportamentali nell’anziano affetto da demenza; della soggettività dell’anziano nelle relazioni di cura; del sostegno agli anziani a domicilio; degli ambienti “su misura”.

Tra i relatori del Convegno segnaliamo la docente di Studi sulla Demenza presso il Centro di Studi Applicati sulla Demenza dell’Università di Bradford Murna Downs sull’eredità di Tom Kitwood; l’antropologo e scrittore Marco Aime sui pregiudizi dell’età anziana; la testimonianza di Kathy Ryan sull’Alzheimer precoce, Rabih Chattat, professore associato presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, sull’ascolto e le attitudini alla cura; Fabio Folgheraiter,professore di Metodologia del lavoro sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e co-fondatore del Centro Studi Erickson, sull’importanza della relazione; e il sociologo Pierpaolo Donati.

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