AIDS, tra successi della ricerca e persistenza dello stigma. Rapporti Europe5 e APRI al Ministero della Salute

Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT: “Il Piano Nazionale AIDS deve avere una migliore applicazione in Italia su base regionale secondo quanto ha mostrato il Rapporto APRI. Ad oggi solo 7 regioni lo hanno recepito La SIMIT potrebbe costituire un elemento coagulante di tutte le forze in campo”

Roma, 3 dicembre 2019 – La ricerca scientifica ha condotto a una terapia che garantisce alle persone con HIV una vita lunga e qualitativamente buona, ma l’interruzione della cura comporta ancora l’inesorabile ripresa della replicazione del virus. Se l’eradicazione del virus è oggi impossibile, anche la cosiddetta ‘cura funzionale’ – una terapia cioè che possa essere sospesa dopo un periodo senza che la malattia riparta – è ancora molto lontana. Un vaccino preventivo efficace non è ancora disponibile, anche se dati recenti consentono di sperare in nuovi sviluppi in questo campo. Il Piano Nazionale AIDS, varato esattamente due anni fa, è lontano dal trovare una sua applicazione soddisfacente in tutte le regioni.

Da sin: Pierpaolo Sileri, Massimo Andreoni, Daniel Della Seta, Marcello Tavio

“Le persone in trattamento antiretrovirale in Italia sono circa 112mila – spiega il prof. Massimo Galli, Past President SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali e responsabile scientifico di ANLAIDS – In grande maggioranza – con punte ben oltre il 90% nei centri maggiori – presentano una viremia stabilmente non misurabile, come effetto di una terapia efficace e correttamente assunta. Con una viremia negativa è scientificamente provato che l’infezione non può più essere trasmessa. Tuttavia lo stigma contro le persone sieropositive rimane ben vivo, figlio di un’ignoranza che l’insufficiente informazione mantiene inalterata. Circa il 70% delle persone che vivono con HIV/AIDS ha un lavoro regolare ed è completamente inserita nel tessuto sociale. Sono persone affette da una malattia cronica che non rispondono in alcun modo all’immagine che sopravvive nella testa di molti, un’immagine di marginalità e di esclusione. La minoranza più fragile, fatta soprattutto di immigrati, di tossicodipendenti attivi, di persone con disagio sociale e psichico, è un ambito in cui è fondamentale intervenire per garantire il mantenimento in cura”.

L’appuntamento al Ministero della Salute
Si conclude un ampio ciclo di incontri sull’HIV organizzati dalla Simit con il Ministero della Salute nelle ultime settimane, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS. Martedì 3 dicembre dalle 9.30 alle 13.30 presso l’Auditorium Cosimo Piccinno si tiene il convegno “Le politiche sull’AIDS in Italia e la loro applicazione territoriale”.

Un’occasione per fare il punto non solo sulle novità scientifiche e sociali prodotte dai recenti sviluppi della ricerca, ma anche per verificare cosa manca dell’attuazione del Piano Nazionale AIDS già varato nel 2017 e per presentare due relazioni scientifiche, il Rapporto Europe5 e il Rapporto APRI, utili a inquadrare al meglio la situazione epidemiologica in Italia. A illustrare le ricadute economiche in termini di politica sanitaria, il Prof. Francesco Saverio Mennini, Research Director, Centro EEHTA, CEIS, Università di Roma Tor Vergata.

“I giovani italiani sono poco informati sull’Hiv e in molti provano imbarazzo e vergogna nel comprare i preservativi in farmacia o al supermercato – sottolinea il Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri – Ma il preservativo è il mezzo più sicuro per proteggersi dal contagio. Per questo ho proposto un emendamento alla legge di Bilancio per il 2020 che stanzia due milioni di euro per le campagne di informazione e di sensibilizzazione e per la distribuzione gratuita dei profilattici maschili e femminili negli istituti secondari di secondo grado e nelle università”.

Diagnosi tardive, bisogna parlare di HIV durante tutto l’anno
“Resta molto da fare nel campo della prevenzione, perché in Italia ancora troppi giovani contraggono l’infezione per via sessuale e ancora tante persone vengono diagnosticate in fase avanzata di malattia – chiarisce Marcello Tavio Presidente SIMIT – La ragione potrebbe risiedere in entrambi i casi in un sostanziale calo di attenzione e di affezione verso il problema. In questo senso, tutti potrebbero e dovrebbero fare di più. Sarebbe bello infatti trasformare il primo dicembre di ogni anno nell’unico giorno in cui non si parla di HIV perché se ne parla negli altri giorni dell’anno. Prevenzione comportamentale mediante l’uso corretto del preservativo e test HIV in tutti coloro che hanno avuto comportamenti a rischio di malattie sessualmente trasmissibili, sono due capisaldi imprescindibili nella lotta ad HIV. Il terzo è la terapia, dei cui risultati straordinari non si parlerà mai abbastanza; grazie ad essa si potrebbe ottenere l’eradicazione di una malattia ancora prima di disporre di una cura definitiva o di un vaccino efficace”.

Il Rapporto Europe5
L’epidemia dell’HIV in Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna (Europe5) è oggi molto diversa rispetto a un decennio fa. Nonostante la situazione sia profondamente cambiata, restano nuove sfide che minacciano la risposta all’HIV. Per capire come le policy dei Paesi del Gruppo Europe5 stiano affrontando le nuove sfide, KPMG LifeSciences ha riunito un gruppo di specialisti sull’HIV per realizzare un Rapporto completo e aggiornato.

Il Rapporto Europe5 ha esaminato gli aspetti di consapevolezza, prevenzione, test e screening, trattamenti specifici e gestione di lungo-periodo della salute del paziente inquadrato all’interno del continuum di cura. Sono state identificate le aree di forza, quelle di possibile miglioramento e sono state elaborate alcune raccomandazioni per migliorare la vita delle persone affette e a rischio di HIV.

“Ciò che è emerso in relazione all’Italia – dichiara Barbara Suligoi Centro Operativo Aids ISS – è che nel nostro Paese la prevalenza di HIV è dello 0.2%, più alta rispetto ad altri Paesi di Europe5 come Regno Unito (0.16%) e Germania (0.1%). Circa la metà delle persone con HIV viene diagnosticata in fase avanzata di malattia, comportando una minore probabilità di successo delle terapie e una maggiore probabilità di aver involontariamente trasmesso l’infezione ad altri. Tuttavia, l’Italia è tra i 5 l’unico Paese che fornisce gratuitamente diagnosi, management clinico e trattamento antiretrovirale a tutti, senza discriminazioni, compresi migranti illegali e persone che fanno uso di sostanze iniettive”.

Il Rapporto APRI, Aids Plan Regional Implementation
Nell’ambito del Piano Nazionale AIDS, CERGAS – Centre for Research on Health and Social Care Management di SDA Bocconi in partnership con SIMIT ha realizzato il progetto APRI – “Aids Plan Regional Implementation”. Il progetto, si propone di valutare lo stato di implementazione del Piano a livello nazionale, regionale e aziendale.

Tra i dati più preoccupanti, è emerso che solo 7 regioni hanno recepito con Delibere regionali: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Piemonte, Puglia, Veneto. Nelle altre regioni non è stato possibile identificare un chiaro riferimento normativo che attesti il recepimento del Piano.

“Il Piano Nazionale AIDS deve avere una migliore applicazione in Italia su base regionale secondo quanto ha mostrato il Rapporto APRI. La SIMIT potrebbe costituire un elemento coagulante di tutte le forze in campo” sottolinea il prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT.

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