Aggressioni negli ospedali, Fsi-Usae: “Il Governo ci ha delusi. Continueremo la battaglia”

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Palermo, 10 agosto 2018 – “Siamo delusi e amareggiati nel leggere il testo dell’intervento del Ministro della Salute Grillo, un disegno legge che non prevede alcun intervento di militari e delle forze di Polizia, come invece aveva promesso giorni fa, a tutela del personale sanitario negli ospedali, pronto soccorso in particolare. La nostra battaglia non si fermerà”. È quanto dichiara Calogero Coniglio, segretario regionale e coordinatore nazionale della Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente dell’Unione Sindacati Autonomi Europei.

“Gli ospedali potevano essere inclusi nei cosiddetti ‘patti per la sicurezza urbana’, che dal 2007 possono essere sottoscritti tra prefetti e sindaci ma il Ministero dell’interno non ha voluto estenderli anche agli ospedali. Un discreto progetto che avrebbe portato a formare squadre miste composte da polizia, carabinieri e municipale, oltre che il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza negli ospedali”, continua Coniglio.

Passa, quindi, solo l’inasprimento delle sanzioni penali. Ma non è sufficiente. “Non basta un innalzamento delle pene che, salvo i casi meno lievi, farebbe scattare l’azione giudiziaria con procedimento d’ufficio, ossia anche in assenza di una denuncia da parte dell’operatore sanitario. Procedura che chiediamo da anni. C’è un problema elevato di sicurezza nei pronto soccorso dei grandi ospedali di tutta Italia, così come lo è negli altri luoghi pubblici, ma ad occuparsene devono essere carabinieri e polizia. Andare in ospedale e come andare dentro le stazioni ferroviarie, vagano tossicodipendenti, ubriachi e squilibrati. Lì esiste il posto di polizia fisso, cosa cambia? Anzi gli ospedali sono più affollati”.

Altro deterrente, il potenziamento della videosorveglianza. “Vero, ma se un paziente o accompagnatore scalmanato danno in escandescenza e colpiscono gli operatori, cosa possono fare le telecamere? Medici e infermieri dei pronto soccorso, non possono vivere con un occhio sul monitor, l’altro puntato verso i varchi. Eternamente sul chi va là, fin quasi a scordarsi di essere in servizio per curare e assistere i pazienti. Bisogna soccorrere non solo i feriti ma anche la rabbia dei parenti per le attese interminabili e le imboscate. Come si può lavorare sereni sul posto di lavoro dovendo evitare, cercare di capire, resistere passivamente, sperare che il vigilantes sia in zona?”.

“Medici e infermieri salvano le vite e non se ne parla ma poi vengono menzionati solo per una denuncia. Chiunque può entrare nei pronto soccorso o nei corridoi. Nella maggior parte di casi non ci sono porte di sicurezza, quando arriva un’ambulanza con codice rosso entra il paziente in barella, e dietro parenti e amici s’infilano a flotta. Chi li blocca? Il posto fisso di polizia è sempre stato un deterrente”.

“Per mettere fine a questa criminalità non sono bastate le nostre denunce a prefetture, procure e questure, le interrogazioni parlamentari presentate, le rassicurazioni, la solidarietà e le varie promesse ricevute. Il nostro auspicio, pertanto, è che il Parlamento approvi il disegno di Legge 2908 nato dalle nostre denunce, ‘Disposizioni per garantire la sicurezza, l’ordine pubblico e l’incolumità di cittadini ed operatori sanitari presso le strutture ospedaliere e i presidi ambulatoriali di guardia medica’, presentato su iniziativa di 16 senatori che hanno attenzionato le nostre denunce di aggressioni a carico del personale sanitario negli ospedali siciliani e il crescente aumento del fenomeno delle aggressioni sul territorio nazionale, diventi legge e istituisca i posti di polizia fissi negli ospedali di I e II livello – conclude Coniglio – Se il disegno legge approvato dal Consiglio dei Ministri passa in Parlamento così com’è, la scia di violenze negli ospedali e nelle guardie mediche a personale sanitario non si fermerà mai”.

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