Tumori, due milioni di italiani hanno sconfitto la malattia

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+17% i pazienti vivi dopo la diagnosi, non è più il male incurabile. L’immunoncologia ha aperto un ‘nuovo mondo’ nel trattamento. Il prof. Francesco Cognetti, presidente Fondazione “Insieme contro il cancro”: “Più impegno nella prevenzione. L’attività fisica riduce fino al 42% il rischio di 13 diverse forme”. Nel 2015 stimate 363mila diagnosi

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Prof. Francesco Cognetti

Marina di Pietrasanta (Lucca), 8 agosto 2016– Il 5% degli italiani vive dopo una diagnosi di tumore, sono circa 3 milioni di persone, con un incremento del 17% dal 2010 al 2015 (+20% per gli uomini e +15% per le donne). E un milione e 900mila persone possono affermare di aver sconfitto la malattia, avendo superato la soglia dei 5 anni dalla diagnosi. Oggi a Marina di Pietrasanta (Lucca) alle 18.30 saranno approfondite le nuove frontiere della lotta al cancro.

“L’aumento della sopravvivenza è un risultato decisivo raggiunto grazie alle campagne di prevenzione, alla diagnosi precoce e alle terapie innovative – spiega il prof. Francesco Cognetti, presidente Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e direttore Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma – Questi numeri evidenziano l’enorme impatto delle patologie neoplastiche dal punto di vista sanitario e il loro elevatissimo carico sociale. Siamo di fronte a milioni di cittadini che rivendicano diritti che spaziano dal ritorno al lavoro, all’accesso ai mutui bancari, al desiderio di diventare genitori. Il cancro sta infatti diventando sempre più una malattia cronica con cui è possibile convivere a lungo o guarire: oggi il 60% dei pazienti sconfigge la malattia, percentuale che raggiunge quasi il 70% nelle neoplasie più frequenti, fino a toccare il 91% nella prostata e l’87% nel seno”.

Il nostro Paese svolge da sempre un ruolo di primo piano nella sperimentazione dei trattamenti innovativi in numerosi studi internazionali arruolando il maggior numero di pazienti. “L’immunoncologia è una nuova arma capace di allungare in maniera significativa la sopravvivenza, a fronte di una buona tollerabilità – continua il prof. Giorgio Scagliotti, direttore dell’Oncologia all’Università di Torino – Un’arma che si affianca a quelle tradizionali rappresentate da chirurgia, chemioterapia, radioterapia e terapie biologiche. Grazie a questo approccio, molti pazienti convivono con la malattia con una buona qualità di vita e, in alcuni casi, possono affermare di averla definitivamente sconfitta. Il melanoma ha rappresentato il candidato ideale per l’applicazione dell’immunoncologia, che oggi si sta estendendo con successo anche a tumori più frequenti come quelli del polmone, del distretto testa-collo e del rene. Sono in corso studi promettenti anche nel cancro del vescica, del fegato e del cervello”.

Per la prima volta nel nostro Paese si è registrata una diminuzione dei nuovi casi, 363.300 nel 2015 rispetto ai 365.500 nel 2014, dovuta soprattutto al minor numero di diagnosi fra gli uomini. Preoccupa invece la diffusione del vizio del fumo fra le donne, il 23% è tabagista, con ricadute evidenti: tra il 1999 e il 2010 l’incidenza del tumore del polmone è diminuita del 20% tra gli uomini, mentre si registra un +36% fra le donne.

“Negli ultimi dieci anni – sottolinea il prof. Pierfranco Conte, direttore Oncologia Medica 2 all’Università di Padova – la ricerca si è focalizzata sui cosiddetti farmaci ‘intelligenti’, diretti cioè su bersagli molecolari presenti nelle cellule tumorali con l’obiettivo di modificarne alcune proprietà quali la capacità di replicarsi, di non morire nonostante i danni determinati da chemioterapia e radioterapia e di diffondersi ad altri organi. Ma sono emersi anche i limiti di questi trattamenti a causa della capacità del cancro di mutare continuamente e della eterogeneità dei pazienti. L’immunoncologia invece sta aprendo un ‘nuovo mondo’ perché funziona in modo diverso rispetto alle terapie tradizionali rinforzando il sistema immunitario contro la malattia”.

“Oggi non possiamo più parlare di male incurabile, ma serve maggior impegno da parte delle Istituzioni – conclude il prof. Cognetti – Se si considera l’impatto dei tumori in Europa e nel resto del mondo, è difficile pensare che il ‘problema cancro’ sia poco rilevante, sia in termini epidemiologici che finanziari. È pertanto indispensabile sostenere le campagne di prevenzione oncologica. Questi programmi nel nostro Paese sono ancora troppo pochi e hanno spesso un ruolo limitato, anche se si traducono nel lungo termine in milioni di vite salvate. I dati degli studi scientifici dimostrano con forza i benefici di uno stile di vita sano. In particolare sono stati recentemente pubblicati sulla rivista JAMA Internal Medicine i risultati di un’indagine su un numero elevato di persone (circa un milione e mezzo di cittadini americani e del Nord-Europa) che ha evidenziato la forte correlazione tra attività fisica e riduzione del rischio per tredici diverse forme di tumore. Questo calo è stato stimato in una percentuale compresa tra il 10 ed il 42%. In particolare correre, camminare o nuotare regolarmente diminuisce di oltre il 20% la probabilità di ammalarsi di alcuni tumori come quelli a fegato e rene e di oltre il 40% di cancro all’esofago”.

fonte: ufficio stampa

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