Steroli vegetali, amici o nemici del cuore?

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Riducendoli nel sangue si riduce l’aterosclerosi, quindi in concentrazioni elevate nella dieta potrebbero anche aumentare il rischio di infarto.

Ricercatori dell’Università Cattolica di Roma evidenziano sul “Journal of the American College of Cardiology” il controverso ruolo di questi prodotti che da una parte riducono il colesterolo cattivo, dall’altra aumentano l’aterosclerosi. Mancano a oggi studi che misurino se l’impatto complessivo dell’integrazione di steroli vegetali nella dieta sia positivo, negativo o neutro per la salute del cuore

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Prof. Filippo Crea – Direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”

Roma, 28 luglio 2015 – Ricercatori della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma hanno scoperto che riducendo la quantità (concentrazione) di steroli vegetali nel sangue si riduce l’aterosclerosi e dunque il rischio di infarto. L’osservazione targata Università Cattolica, grazie all’analisi dettagliata dei dati di una ricerca clinica giapponese appena pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology (JACC), potrebbe avere ricadute importanti perché sino a oggi si è ritenuto che gli steroli vegetali avessero unicamente un effetto positivo – aiutano, anche se di poco, a ridurre il colesterolo cattivo. Invece, alla luce del nuovo studio, proprio in questi steroli finora considerati amici del cuore, potrebbe celarsi un altro nemico della salute cardiovascolare.

L’analisi dei dati è stata condotta dal prof. Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”, che ha pubblicato un editoriale sullo stesso numero di JACC, attualmente la rivista cardiologica con il più alto Impact Factor al mondo.

Il lavoro del gruppo di ricercatori giapponesi su JACC dimostra che l’aggiunta alla terapia classica anti-colesterolo con statine di un secondo farmaco chiamato “Ezetemibe” riduce la gravità dell’aterosclerosi coronarica in misura maggiore rispetto alle sole statine. L’Ezetemibe è un farmaco che inibisce l’assorbimento intestinale di colesterolo e di steroli vegetali. Invece le statine inibiscono la sintesi del colesterolo nel fegato.

Il prof. Crea, analizzando in profondità i dati dello studio giapponese, ha osservato che l’effetto favorevole dell’Ezetemibe sull’aterosclerosi coronarica è associato a una riduzione dei livelli ematici di steroli vegetali. Pertanto, la riduzione dei livelli ematici di steroli vegetali sembra avere un effetto positivo.

“Questa osservazione – spiega il prof. Crea – è rilevante ai fini della controversa questione degli effetti dell’integrazione di steroli vegetali nella dieta. Infatti, se da una parte l’arricchimento di steroli vegetali riduce lievemente l’assorbimento di colesterolo (con una riduzione di circa il 10%), dall’altra tale integrazione aumenta marcatamente i livelli ematici di tali steroli” che alla luce del nuovo studio potrebbe essere deleteria.

Vi erano già alcuni dubbi sui reali effetti benefici degli steroli vegetali aggiunti nell’alimentazione attraverso prodotti ad hoc. Infatti precedenti studi avevano evidenziato che chi, per motivi genetici, ha elevati livelli plasmatici di steroli vegetali nel sangue presenta un più alto rischio di infarto.

I dubbi sul conto degli steroli vegetali aumentano ora che si è visto che aggiungendo Ezetemibe alla terapia con statine la placca arterosclerotica si riduce. Poiché l’effetto favorevole dell’Ezetemibe sull’aterosclerosi coronarica sembra proprio mediato, almeno in parte, da una riduzione dei livelli ematici di steroli vegetali.

“Non esistono a oggi – conclude il prof. Crea – studi che abbiano chiarito se l’integrazione nella dieta di steroli vegetali si traduca in un aumento o in una riduzione del rischio d’infarto, o se l’effetto finale sia del tutto neutro, ovvero se gli effetti positivi e negativi degli steroli vegetali si annullano reciprocamente”.

fonte: ufficio stampa

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