Cheratocono, nuovo protocollo per il trattamento

Un nuovo studio clinico mostra risultati molto incoraggianti per chi soffre di cheratocono: migliora la vista e si blocca l’evoluzione della patologia

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Il dott. Marco Abbondanza al biomicroscopio

Roma, 9 febbraio 2016 – Dalla ricerca medica arrivano notizie positive per chi soffre di cheratocono, patologia degenerativa della cornea, la più importante delle due lenti dell’occhio. È stato infatti sviluppato un nuovo protocollo per il trattamento della patologia, i cui risultati sono stati appena pubblicati in uno studio clinico.

Il cheratocono è una malattia che colpisce spesso i giovani e che porta progressivamente la cornea ad assottigliarsi e ad assumere una forma conica, peggiorando considerevolmente la capacità visiva di pari passo con l’evoluzione della malattia. In una percentuale compresa tra il 20% ed il 25% dei casi, inoltre, diventa necessario un trapianto di cornea, un intervento invasivo non privo di rischi, fra i quali si annoverano il rigetto e la limitata durata della cornea impiantata.

Proprio per evitare il ricorso al trapianto – e per migliorare la capacità visiva di chi è effetto da tale patologia – è stato sviluppato il “Protocollo di Roma”, ovvero un intervento che associa, a distanza di tempo, due operazioni diverse. La prima è la “Mini Cheratotomia Radiale Asimmetrica” (MARK), tecnica mini-invasiva per la correzione di miopia e astigmatismo dovuti alla patologia, mentre la seconda è il “Cross-linking corneale” (CXL), considerato dalla comunità medica come l’intervento più efficace nell’arrestare la progressione della malattia.

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Una cornea affetta da cheratocono, in evidenza la forma conica

Gli effetti di tale protocollo combinato sono riportati nello studio clinico dal titolo “Combined Corneal Collagen Cross-linking and Mini Asymmetric Radial Keratotomy for the Treatment of Keratoconus”, a firma del dott. Marco Abbondanza (specialista in Patologia Clinica, Clinica Oculistica e Oftalmologia), assistito dal dott. Barmak Abdolrahimzadeh e dalla dott.ssa Margherita Guidobaldi, pubblicato su Acta Medica International, rivista scientifica indicizzata dalla National Library of Medicine americana (NLM) e da Embase (Elsevier).

I risultati principali sono l’appiattimento medio della cornea di 3,7 diottrie, la forte diminuzione delle “aberrazioni corneali” che impediscono una visione nitida e, fattore molto importante in caso di patologie degenerative, la stabilizzazione del cheratocono. Questi dati sono stati rilevati dopo un periodo di osservazione minimo di 4 anni dopo l’ultimo intervento.

Lo studio conclude che “la chirurgia MARK, abbinata al trattamento Cross-linking, offre un miglioramento significativo della capacità visiva e una riduzione dell’astigmatismo corneale, assieme al rinforzo della cornea fornito dal Cross-linking”, precisando inoltre che “la disponibilità di nuovi trattamenti per il cheratocono, che blocchino efficacemente la sua evoluzione, ha cambiato l’approccio alla patologia”. A tal proposito si ricorda, alla fine dello studio, quanto sia importante effettuare regolari visite di controllo, allo scopo di poter avere una diagnosi precoce del cheratocono.

fonte: ufficio stampa

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